Pensione e inflazione: cambiano gli importi degli assegni per il 2022 e il 2023

In vista delle elezioni del 25 settembre è facile immaginare che il prossimo esecutivo provvederà ad attuare la riforma della pensione atta a superare la legge Fornero.

Nel frattempo i nuovi assegni pensionistici prevedono aumenti sia per quest’anno che per il 2023.

Aumento pensione ottobre 2022
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La riforma della pensione è uno dei temi caldi rimasti al centro del dibattito pre elettorale. A oggi le pensioni italiane sono al centro di un dibattito tra la loro sostenibilità e la volontà di renderle eque nei confronti di chi è in procinto di andare in pensione.

Attualmente per andare in pensione è necessario raggiungere 67 anni di età e aver maturato almeno 20 anni di versamenti contributivi. Gli unici requisiti che permettono di modificare l’accesso alla pensione di vecchiaia sono relativi a problematiche fisiche. Solo questa categoria di lavoratori ha la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia a 61 anni per gli uomini e a 56 anni per le donne, con 20 anni di contributi.

Tra le buone notizie di questo periodo che possono rendere meno pesante l’aspettativa sulla durata del periodo lavorativo i nuovi assegni pensionistici per il 2022 e il 2023.

La pensione rivalutata in base all’inflazione, gli scaglioni del 2023

Gli aumenti previsti sono calcolati in base a una rivalutazione basata sull’inflazione; ad esempio, per un assegno previdenziale da mille euro si avrà un incremento tra i 70 e gli 80 euro, pari a circa 8%.

Si tratta di aumenti decisamente contenuti utili in qualche modo a evitare le ricadute sul potere d’acquisto e la diminuzione dei consumi. Oltre a questo anticipo valido per l’ultimo trimestre del 2022, nel 2023 ci sarà la rivalutazione definitiva dei trattamenti previdenziali.

A quanto ammonta la rivalutazione delle pensioni? Essa sarà intorno al 7,5% in corrispondenza del 100% degli assegni fino a 4 volte il minimo Inps, ovvero fino a un massimo di 2.096 euro. Diminuisce lo scaglione della rivalutazione al 90% per pensioni il cui valore è tra 4 e 5 volte il minimo, quindi comprese tra i 2.096 e i 2.620 euro. Chi supera la soglia dei 2620 euro vedrà comunque una rivalutazione pari al 75%.

Un incremento delle pensioni che comporta comunque una spesa per lo Stato italiano che nel prossimo anno sarà pari a 5,7 miliardi. Una riforma sembra necessaria per mantenere la stabilità del sistema, considerando anche una recessione nel 2023 ravvisata dalle stime di grandi istituti finanziari. Sale infatti alla cifra di 11,2 miliardi la spesa per le pensioni italiane nel 2024 raggiungendo quasi il doppio rispetto l’anno precedente. È per questo che il nuovo governo dovrà affrontare la questione e prevedere una riforma in breve tempo.

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