Nell’arco di un anno, il prezzo del pellet è quasi triplicato rispetto al 2021, arrivando sino 13 € a sacchetto, rispetto ai 5 iniziali: il punto, la speculazione e altri aspetti
Tiene banco il tema dell’energia, con la questione del pellet al centro dell’attenzione, visto che il prezzo sarebbe aumentato, nell’arco di 1anno e rispetto al 2021, dai 5euro al sacchetto ai 13: costi quasi triplicati dunque, ma ecco alcuni dettagli.
Le ragioni degli aumenti importanti si legano alla crescita della domanda di famiglie ed imprese, in particolar modo in relazione al settore turistico; da più parti ci si chiede se legna e pellet basteranno per tutti, in ottica inverno.
Altra ragione, come spiega nel relativo approfondimento L’Adige.it, si lega al crollo delle importazioni, con i Paesi dell’Europa dell’Est che tengono per loro il combustibile. Oramai, in tale periodo storico, diventato particolarmente prezioso. Poi, anche l’aumento dei costi energetici, che hanno un peso sulla produzione del medesimo elemento, la cui essiccazione richiede tanto calore.
Non mancherebbe poi, viene spiegato, un po’ di speculazione dal momento che coloro che sono in possesso del materiale, e dunque i grandi fornitori, possono esser presi dalla tentazione di aumentarne il prezzo. Nel dettaglio del Trentino, si legge che si è in ritardo, pur con le grandi risorse dei boschi. Progetti di rilancio in merito ad un pellet “trentino” procedono lentamente.
Al riguardo, le parole – come riportato da L’Adige – del presidente delle imprese boschive Artigiani Trentini, Sandri, sottolineano la questione aumenti, spiegando che l’anno precedente occorrevano cinque € per l’acquisto di un sacco da quindici chili di materiale, ora i prezzi oscillano tra i 9,50 e i 12/13€ al sacco.
Pellet, il prezzo in aumento: le ragioni dei rincari e alcuni dettagli
Argomento importante, il pellet, e sotto diversi aspetti: si pensi all’alert arrivato da Polizia Postale circa le truffe del pellet, con il consiglio da seguire e a cosa prestare attenzione, senza dimenticare poi limiti e divieti in alcune regioni riguardo metodi e sistemi di riscaldamento.
E ancora, sulle stufe a pellet, queste in casa non si possono installare ovunque, i dettagli.
Tornando al tema approfondito da L’Adige.it, le ragioni del rialzo sono da collegarsi alle disponibilità del mercato internazionale, ritiene Sandri, che spiega che ne entra poco dall’estero e in Italia se ne produce soltanto il venti per cento del fabbisogno nazionale di legname. Così come conta il peso fiscale sul prodotto, e si legge dell’IVA al ventidue per cento sulle spalle del consumatore. Secondo quest’ultimo bisognerebbe equiparare l’IVA a quella inerente la legna da ardere: al dieci per cento.
Gli aumenti del gas hanno un peso sui produttori del materiale avuto dagli scarti del legno, dal momento che – spiega Sandri – il quaranta per cento del costo di produzione del materiale è energetico. Altro tema si lega alla speculazione che verrebbe fatta da alcuni, spiega, pur tuttavia sottolineando che resta conveniente il materiale al confronto di fonti fossili.
Il vicepresidente di categoria, Pellizzari, si legge su l’Adige.it, ha rimarcato la dipendenza dall’estero, sia della legna da ardere che di pellet. Nel dettaglio dall’Est Europa, i cui Paesi sospendono le importazioni a causa della situazione. Sulle disponibilità sul mercato, spiega che non ve ne è, il costo è di mille€ al quintale e viene consegnato a gennaio con i prezzi di quel mese.
L’invito, si legge, è di restare con i nervi saldi, accettando la situazione quest’anno e programmando per il prossimo; vi sono sviluppi del prodotto trentino, ma serve tempo.