Il nuovo Governo Meloni sta lavorando ad una pazza idea quota 103. Si tratterebbe di un nuovo pensionamento anticipato tra 61 e 63 anni d’età.
In vista del 2023, l’esecutivo Meloni sta lavorando a più ipotesi tra cui quella di introdurre Quota 103. Si tratta di una forma di pensionamento anticipato che permetterebbe di ritirarsi dal lavoro tra 61 e 63 anni di età, con 40-41 anni di versamenti contributivi.
Il neonato Governo Meloni è al lavoro per trovare una soluzione alle pensioni, in vista del 2023. Dopotutto, entro il 31 dicembre, scadranno le forme di pensionamento anticipato a cui è stato possibile accedere nel 2022. Ciò vuol dire che il prossimo anno, i lavoratori in odore di pensione potranno ritirarsi dal lavoro con poche soluzioni all’attivo.
È così che torna l’incubo della riforma Fornero, che prevede il ritiro dal lavoro a 67 anni di età con 20 anni di versamenti contributi.
Per evitare di spingere i lavoratori verso una soglia anagrafica così alta, il Governo meloni sta lavorando ad una forma di pensionamento anticipato che permetterebbe di ritirarsi tra 61 e 63 anni di età con determinati requisiti contributivi. C’è poi un’altra importante novità per chi decide di lavorare oltre il compimento dei 63esimo anno di età, che prevede un bonus. Ma andiamo per gradi.
Pazza idea Quota 103: la proposta del Governo
L’Esecutivo sta vagliando diverse proposte di pensionamento anticipato. Tra queste vi è una pazza idea quota 103, che prevedrebbe la possibilità di ritirarsi dal lavoro a 61/63 anni d’età con 40-41 anni di versamenti contributivi.
Potenzialmente questa misura interesserebbe una platea di circa 90mila lavoratori e prevedrebbe l’introduzione di un incentivo per coloro che continuano a lavorare oltre il sessantatreesimo anni di età. Con quest’ultima misura, il Governo intenderebbe incentivare la permanenza al lavoro degli over 63 offrendo un sistema di sgravi contributivi in loro favore.
In ogni caso, il piano per le pensioni sarà legato alla prossima Legge di bilancio. Ma, ad oggi, non si hanno notizie certe in merito alla forma di pensionamento anticipato o alle forme di pensionamento anticipato a cui potranno accedere i lavoratori nel 2023.
In ogni caso, l’obiettivo del governo Meloni è quello di concedere, a quanti più lavoratori è possibile, di evitare lo scoglio della legge Fornero.
C’è infatti la possibilità che venga prorogata anche quota 41 ordinaria che prevede il pensionamento dopo 41/ 42 anni e 10 mesi di versamenti contributivi senza prevedere alcun limite anagrafico.
Varie idee al vaglio, ma ancora nulla di certo
Al momento, dunque, la riforma delle pensioni è tutt’altro che definita. Tuttavia, è quasi certo che le risorse necessarie per realizzarla ammontano a circa un miliardo di euro, per il 2023.
Al momento si accavallano diverse ipotesi, tra cui vi è quella di introdurre un’Opzione tutti sulla falsariga di Opzione donna. La misura permetterebbe un’uscita flessibile anticipata.
C0p poi, un’altra idea che prevede l’introduzione di un tetto anagrafico a quota 41 che potrebbe condurre i lavoratori in pensione a 61 o 62 anni di età “senza alcun tipo di penalizzazione”.
Infine, vi è l’idea di prorogare quota 102 flessibile, che permetterebbe di andare in pensione tra 61 e 66 anni di età con almeno 35 anni di versamenti contributivi. In tal caso, è necessario che la somma tra requisito anagrafico e requisito contributivo sia 102.