In Italia, ogni libero professionista o lavoratore autonomo può scegliere se operare con Partita Iva in regime ordinario o in regime forfettario. In alcuni casi si tratta di una scelta libera, dettata dalle considerazioni del singolo lavoratore, in altri casi, però, il tipo di regime adottato è una decisione obbligata.
Nello specifico, avere una partita Iva in regime ordinario è obbligatorio per le società di capitali, mentre è facoltativo per quelle di persone. In quest’ultimo caso, la legge prevede una serie di parametri e limiti in base ai quali il professionista/lavoratore autonomo può optare per l’uno o per l’altro regime.
Il nostro consiglio è quello di farsi sempre consigliare da una persona esperta e preparata in materia, come un commercialista. Queste figure professionali sanno indirizzare in modo ottimale e vantaggioso lo sviluppo di un’attività autonoma.
Qualsiasi attività imprenditoriale che viene costituita usufruendo della forma giuridica della società di capitali, deve sempre seguire il regime ordinario.
Per le società di persone e per le ditte individuali, invece, il suddetto obbligo subentra al superamento di determinati parametri economici. In particolare:
In sostanza, possiamo confermare che il regime ordinario conviene per le attività che hanno molte spese da scaricare e ricavi netti molto alti.
Il regime forfettario, detto anche semplificato, è per sua stessa definizione più semplice e conveniente. Invece, chi svolge la sua attività nell’ambito del regime ordinario assume degli obblighi contabili più complessi.
Ad esempio, nel regime ordinario, oltre ad essere prevista la gestione dei costi e dei ricavi, in caso di introiti alti, è necessario occuparsi anche delle attività e delle passività.
Ora che conosciamo i requisiti minimi che prevedono l’obbligo di regime forfettario per tutte le partite Iva, andiamo ad analizzare le diverse aliquote per il versamento delle tasse.
Nel regime ordinario l’individuazione della tassazione avviene seguendo un metodo progressivo, che prende in considerazione le aliquote IRPEF dell’anno fiscale in corso. Attualmente sono previsti i seguenti scaglioni di reddito:
Le partite Iva del 2022 possono aderire al regime ordinario se, al momento dell’apertura dell’avvio dell’attività, viene indicato un volume d’affari presunto che non superi i parametri di cui sopra.
Se l’impresa si occupa sia della prestazione di servizi che di altre attività, verrà presa in considerazione solo quella che prevale, in termini di guadagno, su tutte le altre.
L’apertura di una partita Iva, sia in regime ordinario che forfettario, non prevede costi. La sua apertura è completamente gratuita, tuttavia esistono le spese di gestione e mantenimento della partita Iva.
Stiamo parlando di costi che variano in base al regime adottato. Nel caso del regime ordinario ci riferiamo a spese quali:
Il calcolo dell’Iva nel Regime ordinario prevede delle fasce di reddito: dei veri e propri scaglioni. Inoltre, questa tipologia di regime prevede l’applicazione di diverse imposte:
Il calcolo dell’Iva per le attività che adottano il regime ordinario avviene sulla base del fatturato annuo, ai quali vanno sottratti i costi sostenuti per l’esercizio dell’attività stessa. In pratica, occorre sottrarre le voci relative alle spese sostenute durante l’anno (es. pagamento canoni di locazione dei locali, costi relativi all’acquisto di macchinari o dispositivi di sicurezza, contribuiti previdenziali, etc.).
Se la partita Iva che opera in regime ordinario è associato ad una persona fisica, questa è tenuta a versare l’IRPEF nel rispetto degli scaglioni previsti attualmente.
Se, invece, ad adottare il regime ordinario è una società, questa è tenuta a versare l’IRES applicando un’aliquota fissa del 24% sul reddito annuo.
Le fasce di reddito indicate dall’Agenzia delle Entrate per l’individuazione delle aliquote Irpef da versare sono su base annuale. A questi vanno aggiunti i costi di mantenimento della partita Iva che, come abbiamo visto, riguardano le spese del commercialista, il versamento dei contributi, etc.
Per comprendere meglio quali sono le quote che il libero professionista/ lavoratore autonomo deve tenere in considerazione mensilmente, abbiamo realizzato uno schema approssimativo:
Le tasse pagate da una partita Iva che pera in regime ordinario sono: l’IRPEF, l’IRES e l’IRAP.
L’IRPEF è un’imposta sul reddito delle persone fisiche, che viene versata sia dai lavoratori autonomi che dai dipendenti.
Tuttavia, esiste un limite di reddito al di sotto del quale, la persona fisica non è tenuta a versare l’IRPEF. Si parla della cosiddetta “No Tax Area” e include i redditi fino a 8.174 euro.
L’aliquota Irpef è un’imposta progressiva e prevede diverse percentuali in base ad altrettanti scaglioni di reddito annuo.
Vediamo nel dettaglio come funziona l’imposta dovuta:
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