Primi segnali di apprensione per il costo del pane. Un rincaro mai visto prima. Nel frattempo anche il riso di eclissarsi dagli scaffali.
Un exploit dei costi del pane, l’allarme è di questi giorni. Un rincaro che cavalca l’intera penisola. Uno scenario da incubo, potrebbe arrivare a costare 6 euro al kg.
A oggi spendere al supermercato si è trasformato in un vero e proprio azzardo. Prezzi alle stelle, cifre esorbitanti contagiano anche beni di prima necessità, proprio come il pane. I clienti non possono far altro che rimuginare di fronte alla crescita folle dei costi delle proprie spese quotidiane. Non solo i lievitati, ma anche olio e verdure. Esasperazione che diviene realtà.
Per diversi nuclei familiari la spesa alimentare è divenuta problematica seria. E ad accompagnare i dilemmi da carrello, ecco il rincaro dei costi energetici e il conseguente confronto con le bollette.
Un rincaro che fa storcere il naso a tante persone, in quanto il pane rappresenta uno di quei prodotti alimentari emblema della dieta nostrana.
Stando a un’osservazione sistematica dell’Eurostat, il prezzo del pane il mese scorso sarebbe lievitato (mai così indicata fu la scelta della voce verbale) del 18% in confronto al medesimo periodo dell’anno precedente. Nel nostro Paese la crescita media sarebbe del 13,5%.
La statistica della Coldiretti, del resto, pare sia piuttosto precisa in merito. Ci si basa sulle indicazioni rilasciate dall’Osservatorio prezzi del Mise, a Milano per un chilo di pane si arriva a pagare fino a 4,46 euro, 2,92 euro a Roma, 4,91 euro a Bologna e 2,16 euro a Napoli.
Il rincaro del prezzo del pane attraversa la penisola italiana senza distinzioni, nessuno scampa all’aumento.
La stessa Confederazione Nazionali Coltivatori Diretti, ha accertato, per merito di alcune indicazione fornite dall’Istat, che i nuclei familiari sborseranno 900 milioni di euro in più a dispetto delle spese effettuate per il medesimo bene nel 2021.
A questo punto è realmente arduo scovare una pagnotta al di sotto dei 3 euro al kg. I prezzi sono anche maggiori, il destino che ci aspetta impensierisce e non poco.
Sono tutti scontenti, dai fornai ai consumatori.
Non se la passa meglio il riso italiano. Un bene alimentare che potrebbe improvvisamente svanire dagli scaffali dei discount. Il riso presenta un prezzo più alto, questo per via dell’inflazione e della crescita costante delle spese produttive. Ci si riferisce a una dilatazione al 22,4%. A incidere è anche il tracollo dell’iter produttivo di riso ben al di là del 30%.
La ragione principale è da ricercarsi nella siccità, che nel corso della stagione estiva ha essenzialmente deturpato la gran parte delle aree produttive del nostro Paese.
In diversi territori fra Lombardia e Piemonte si presumono anche fino al 40% di mancanze. Una problematica cui si dovrebbe sommare la concorrenza a costi stracciati degli imprenditori asiatici. Insomma, non vi sarebbe via d’uscita.
In definitiva, l’inflazione sta determinando danni importanti ai cittadini, il potere di acquisto si deteriora e anche comperare articoli alimentari tradizionali si presenta come un problema di non poco conto.
Il fondo è a un passo.
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