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Debito sovrano e banche italiane, non c’è da preoccuparsi

Banche italiane in contrasto al Covid 19, ottima reazione nonostante l’elevata esposizione ai titoli di stato.

La pandemia ha certamente procurato molte difficoltà, ma le banche italiane sono state in grado di resistere al forte turbamento e far fronte alle enormi disavventure che tale situazione ha procurato. Gli istituti creditizi nel 2020 hanno subito danni sui loro profili di credito limitati e con una forte pressione sul ramo profit&loss, bilanciata da una migliore solvibilità e da progressi continui nel tempo rispetto alla gestione delle vecchie “non performing exposures”.

Risultano inoltre incoraggianti le previsioni circa la scadenza dei programmi di moratoria prevista nel 2021, ma certamente sarà necessario, nel lungo termine, aumentare la redditività sottostante.

Quanto espresso dagli analisti è il fatto che la tendenza pluriennale volta a migliorare gli asset è rimasta intatta. Infatti, le banche hanno mantenuto sempre una concentrazione alta, continuando a gestire i portafogli non performing exposures in maniera efficace.

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Le banche italiane sono solide: fiducia, ma con cautela

Risulta però ancora troppo presto dichiarare a oggi sconfitto l’effetto del Covid-19.  La maggior parte delle moratorie scadono, come anticipato, a giugno 2021, e non è detto che le tendenze della qualità degli asset continuino ad essere tanto benigne quanto hanno dimostrato di essere fino ad oggi, anche perché le previsioni ci confermano che i trend non saranno così buone nell’anno in corso.

Ci si aspetta infatti che il costo del rischio quest’anno rimanga elevato, facendo pressione sulla redditività. La redditività bancaria in Italia come all’estero risente tanto di fattori strutturali che non possono essere controllati dai gestori bancari. I fattori includono una regolamentazione che ha portato le banche a evitare investimenti ad alto rischio a seguito della crisi finanziaria 2008-2009, altri elementi che rendono difficile per le banche continuare a porre in essere un business redditizio, sono il basso livello dei tassi di interesse e la curva dei rendimenti piatta.

Le banche italiane però possiedono delle riserve contro i requisiti patrimoniali, dopo un miglioramento dei coefficienti patrimoniali nel 2020. I rapporti hanno beneficiato degli utili non distribuiti, ma anche di una riduzione dei risk-weight asset, un effetto collaterale delle garanzie del settore pubblico sui nuovi prestiti.

Il 2021 potrebbe essere l’anno di un maggiore consolidamento bancario in Italia, anche grazie a un incremento degli investimenti nazionali. Nonostante l’evolversi della crisi politica, gli investitori non mostrano segnali di panico, e nel breve termine non si vede il rischio che una crisi sovrana diventi un motore negativo per il credito bancario.

Michele Troglio

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