OpenAI può ridisegnare il destino dello sviluppo delle intelligenze artificiali generative: sul tavolo degli accordi c’è tensione
L’intelligenza artificiale generativa sta ridisegnando il panorama tecnologico globale, questo ormai è evidente a tutti, e OpenAI, l’azienda che ha dato vita a ChatGPT, ne è la capostipite. Dietro all’enorme progresso degli ultimi anni, si nasconde però una battaglia finanziaria e strategica che potrebbe cambiare il destino dell’azienda e con esso anche il futuro dell’IA.
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Sappiamo che OpenAI fino a questo momento ha mosso le pedine, ChatGPT è stata la prima AI generativa democratizzata, accessibile a tutti e in grado di rivoluzionare non solo il lavoro ma anche le coscienze, diventando un punto di riferimento quotidiano per tante persone.
A prescindere da come la si pensi, dai rischi che si temano, ChatGPT è entrata silenziosamente nelle nostre vite e ciò non ha potuto far a meno di attirare l’attenzione di tutti i competitor che si sono adoperati a superare l’AI generativa proposta da Altman, con progetti che potessero dargli filo da torcere.
È bene comprendere che l’AI ad oggi non è più solo una sfida a livello tecnologico, ma è strettamente collegata al ‘bene’ più ambito al mondo: al Potere. È diventata perciò una vera guerra tra superpotenze. L’ultimo capitolo di questa saga vede Elon Musk lanciare un’offerta d’acquisto multimiliardaria per OpenAI, scatenando tensioni con Sam Altman, attuale CEO dell’azienda. Ma quali potrebbero essere le conseguenze di questa operazione?
L’offerta di Elon Musk: cosa c’è in gioco
Elon Musk, insieme a un gruppo di investitori (Valor Equity Partners, Baron Capital, Atreides Management, Vy Capital e 8VC), ha offerto ben 97,4 miliardi di dollari per acquistare OpenAI. Il suo obiettivo? Unire OpenAI alla sua società xAI, creata con l’intento di sviluppare intelligenze artificiali sicure e trasparenti.
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Il tentativo di acquisizione non è un semplice movimento finanziario, ma riflette una profonda divergenza di visione tra Musk e Altman. OpenAI è nata nel 2015 come un’organizzazione no-profit, con l’ambizioso obiettivo di sviluppare l’intelligenza artificiale per il bene comune, nel progetto era presente anche Musk. Ma questa è solo una faccia della medaglia.
Nel 2019, Altman ha trasformato parte dell’azienda in un’entità a scopo di lucro per attrarre investimenti, tra cui i miliardi di dollari provenienti da Microsoft; Musk prese la decisione di uscire fuori dal progetto per lavorare per conto suo. Ora, con il piano di investire 500 miliardi nel progetto “Stargate” – un’iniziativa che mira a costruire la prossima generazione di supercomputer – Altman vuole spingere OpenAI verso un futuro commerciale sempre più aggressivo.
Musk, al contrario, sostiene che questa evoluzione tradisca la missione originale dell’azienda, gli fa causa, e propone di acquistarla. Nel frattempo, Altman rifiuta l’offerta e cerca di raccogliere molti altri fondi. Sta ad esempio trattando per ottenere altri 40 miliardi, principalmente dalla società giapponese SoftBank per poi completare la trasformazione in azienda a scopo di lucro entro il 2026.
OpenAI, Microsoft e il futuro dell’IA
La crescente influenza di Microsoft su OpenAI è un altro elemento chiave della vicenda. L’azienda di Redmond ha investito oltre 10 miliardi di dollari in OpenAI, ottenendo accesso privilegiato alla sua tecnologia e integrandola nei suoi prodotti; come sappiamo infatti si va da Azure fino a finire a Microsoft Copilot. Il rapporto strategico ha reso Microsoft un attore centrale nella corsa all’IA, ma ha anche sollevato dubbi sulla capacità di OpenAI di mantenere la propria indipendenza.
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Se Musk riuscisse a prendere il controllo di OpenAI, ad esempio, potrebbe voler interrompere questa collaborazione, o ridefinirla in modo più vantaggioso per le sue aziende. È questo il punto in cui ci si interroga maggiormente. Una stretta collaborazione Altman – Musk, cosa potrebbe generare?
Tutto ciò avrebbe ripercussioni dirette non solo sulle strategie di Microsoft, ma anche sul mercato dell’IA generativa nel suo complesso. Un’eventuale fusione con xAI potrebbe portare OpenAI in una direzione più orientata alla ricerca sulla sicurezza dell’IA, piuttosto che sull’espansione commerciale, ma sembrerebbe che Altman non vorrebbe sottostare ai cambi d’umore muskiani e non partecipare a questo prendi e molla.
Impatti della battaglia AI sui mercati finanziari
La battaglia per il controllo di OpenAI non è solo una questione di strategia aziendale, ma anche di impatto sui mercati finanziari. I titoli tecnologici legati all’IA, come Microsoft, Google e Meta, potrebbero infatti risentire di un eventuale cambio di leadership, o in generale, di una riorganizzazione della governance di OpenAI, a prescindere dal fatto che Musk entri o non entri nel gioco.
In particolare Microsoft potrebbe vedere ridimensionato il suo vantaggio competitivo, Nvidia, già sotto pressione dopo l’ascesa della cinese DeepSeek, potrebbe trovarsi in una posizione delicata se OpenAI dovesse modificare la sua strategia hardware, e ancora, Tesla, il colosso automobilistico di Musk, potrebbe subire un impatto negativo nel caso in cui il CEO spostasse troppi investimenti sull’AI, distogliendo risorse dallo sviluppo di veicoli elettrici.
D’altro canto non si può non immaginare uno scenario in cui OpenAI continui per la sua strada e Musk generi nuovi investimenti AI per generare concorrenza, utilizzando nuovi sistemi in grado di ottimizzare anche le sue auto. Se Musk dovesse riuscire nel suo intento, potremmo assistere a una OpenAI più chiusa e indipendente, meno legata a Microsoft e più orientata alla ricerca sulla sicurezza dell’IA. Se Altman manterrà il controllo, al contrario, OpenAI continuerà probabilmente sulla strada della commercializzazione aggressiva, cercando di consolidare la propria posizione dominante, rispetto a tutti gli altri progetti.