Un rendimento netto del 6,48% ha attirato l’attenzione di Germano. Ma dietro questa promessa c’è un rischio che non tutti sono pronti a considerare. È una questione di cambio, di fiducia, di orizzonte.
Un investimento fuori dai soliti schemi può diventare un colpo di genio… oppure no. Quando entra in gioco una valuta come il rand sudafricano, la storia cambia. E non poco.
Germano è un investitore attento. Sta valutando diverse opzioni per far rendere la sua liquidità a 1-2 anni. Tra conti deposito e BOT, trova rendimenti netti tra il 2 e il 3%. I BTP a 2 anni gli offrono poco più del 2%. Interessanti, certo, ma non entusiasmanti. Così, quando il suo consulente Vittorio gli parla di un titolo obbligazionario che rende netto il 6,48%, le sue antenne si drizzano.
Il titolo è il Eib ZAR 8.125% con scadenza 21 dicembre 2026, emesso in rand sudafricani. Un rendimento così alto non si incontra tutti i giorni, soprattutto in questa fase. Ma è qui che entra in gioco la vera variabile: il cambio euro/rand. Perché anche se il titolo paga bene, basta una svalutazione della moneta sudafricana per far saltare i conti.
Il rand quota oggi circa 19,61 contro l’euro. Se la valuta sudafricana dovesse rafforzarsi nei prossimi mesi, chi ha investito in questo titolo potrebbe ritrovarsi con un rendimento ancora più interessante. Ma se il cambio si muove nella direzione opposta, anche il 6,48% potrebbe non bastare a evitare una perdita.
Il prezzo attuale del titolo è di 100,96, con una duration modificata di 1,55, quindi una sensibilità contenuta ai tassi. Ma il punto non è solo tecnico. È una questione di fiducia: il Sudafrica può garantire stabilità economica e monetaria nei prossimi due anni? Gli investimenti in valuta locale sono sempre una scommessa su due fronti: quello dell’emittente e quello della moneta.
Da gennaio 2025, il rand si è mosso in modo altalenante. Ha toccato i 19,90, poi è tornato sotto 19,60. Gli analisti di Goldman Sachs parlano di una valuta “fragile ma con potenziale”, mentre JP Morgan resta più prudente, segnalando il rischio legato alla politica interna e ai flussi di capitali. Morgan Stanley sottolinea come il rand sia sottovalutato, ma a rischio volatilità.
Sul piano tecnico, i supporti di breve termine sono nell’area 19,40-19,50, mentre la resistenza chiave resta sopra 20. Se il cambio superasse quel livello, il rischio per chi ha investito in rand salirebbe. Ma se il rand si rafforzasse, anche solo temporaneamente, l’investimento potrebbe diventare molto più interessante dei tradizionali titoli italiani.
Germano è davanti a una scelta non banale: inseguire un rendimento più alto o restare sulla via della sicurezza. Vale davvero la pena rischiare per un interesse netto più generoso? Forse sì, forse no. Ma la domanda resta aperta: quanto valore dai alla stabilità… e quanto alla possibilità di guadagnare di più?
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