Sta per arrivare un crollo senza precedenti? I segnali si moltiplicano e in molti iniziano a perdere la calma. Con i dazi ai massimi storici e i media che gridano all’ennesimo “crollo epocale”, c’è chi teme il peggio.
Ma quanto c’è di vero dietro queste notizie allarmanti? E soprattutto: quanto spesso ci hanno già detto la stessa cosa, sbagliandosi clamorosamente? Tra titoli urlati e statistiche dimenticate, esiste forse un altro modo per leggere ciò che sta succedendo.
Certe volte basta aprire un giornale per sentirsi catapultati in un film catastrofico. Sembra che ogni giorno ci sia un nuovo motivo per temere un crac finanziario, un default globale, un tonfo storico dei mercati. Le parole sono sempre le stesse: “mai visto prima”, “crollo inevitabile”, “fuga degli investitori”. Il punto è che… le abbiamo già sentite. Tante volte. E puntualmente, molte di quelle previsioni non si sono avverate.
Giuseppe, un appassionato di mercati, ha deciso di andare oltre i titoli sensazionalistici. Sta studiando un dato curioso: quante volte negli ultimi 127 anni di mercati finanziari si è parlato di ribassi destinati a peggiorare, e quante volte, invece, i mercati hanno poi ripreso la corsa verso l’alto. I dazi commerciali sono tornati al centro delle cronache, e molti li collegano a scenari di crisi profonda. Ma cosa ci dice davvero la storia? E, soprattutto, i momenti peggiori non sono forse stati anche grandi occasioni travestite da paura?
Quando si parla di dazi ai massimi dagli anni ‘30, si sta davvero toccando un tema pesante. Ma anche qui vale la pena fermarsi un attimo. Il Tariff Act del 1930, meglio noto come Smoot-Hawley, fu uno dei momenti più drammatici: alzò i dazi su oltre 20.000 beni importati, e molti storici lo collegano all’aggravarsi della Grande Depressione. Oggi, i livelli di tensione tra le principali potenze ricordano quel periodo. Ma siamo davvero nello stesso scenario?
La verità è che la storia economica è piena di fasi simili, e ogni volta i mercati hanno reagito in modo diverso. Negli anni ‘70 e ‘80, ad esempio, tensioni commerciali tra USA e Giappone portarono a misure restrittive simili, ma non generarono un crollo strutturale. I cicli si ripetono, ma mai nello stesso modo.
Eppure, ogni volta che i mercati scendono, la narrativa dominante torna a essere apocalittica. Dai titoli del “New York Times” nel 2002, che parlavano di “mercati senza fondo”, a quelli del “Financial Times” nel 2009 che preannunciavano “il collasso del sistema”, la lista è lunga. Ma cosa è successo davvero? Dopo ogni grande ribasso, c’è stato un nuovo ciclo di rialzo. Spesso più potente e duraturo di quanto ci si aspettasse. Tutto molto spesso è inziato da un venerdì nero o da un lunedì nero. Occhio quindi a questi giorni!
Il lavoro di Giuseppe porta alla luce un dato interessante: in 127 anni di storia dei mercati, i momenti di panico si sono verificati decine di volte. I media hanno spesso alimentato la paura, proprio quando i ribassi erano agli sgoccioli. Ecco la vera beffa: la maggior parte delle volte in cui si è gridato al “crollo definitivo”, eravamo in realtà molto vicini a un’inversione di tendenza.
I numeri parlano chiaro. In media, un ribasso (definito come una perdita superiore al 20%) dura circa 10 mesi. Il recupero? Molto più lungo: i cicli di rialzo durano in media oltre 50 mesi, con guadagni che superano il 200%. I ribassi, per quanto dolorosi, sono generalmente brevi. Eppure sono quelli che ci spaventano di più.
Quando nel 1987 il mercato crollò di oltre il 20% in un solo giorno, i titoli parlavano di “fine del capitalismo moderno”. Solo due anni dopo, l’indice aveva recuperato tutto. Stessa storia nel 2008. Ma il panico generato in quei momenti aveva convinto molti a vendere proprio nel momento peggiore.
Questo non significa ignorare i rischi. Significa solo non perdere la testa davanti al rumore. I mercati finanziari sono fatti di alti e bassi, è nella loro natura. La vera costanza è l’alternanza. E se è vero che nessuno ha la sfera di cristallo, è altrettanto vero che la paura, quando esplode, spesso è già stata “prezzata”. I veri cambiamenti accadono quando smettiamo di temere l’incertezza e iniziamo a capirla.
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