Offese sui social, la legge è contro i leoni da tastiera: lo spazio virtuale è disciplinato da conseguenze amarissime per chi le viola!
Chi l’ha detto che quanto viene fuori dai social sia aria fritta? Tutto quello che viene scritto nelle piattaforme online è sigillato nel mondo virtuale. Il web lo ricorderà nel suo database per un tempo dal valore eterno. Sembra assurdo, ma molte persone credono che gli insulti non abbiano alcun peso se riportati online, dato che internet appare un mondo a sé stante. Questi non si rendono conto che il territorio virtuale vale quanto quello che i loro piedi calpestano ogni giorno. I pensieri, soprattutto quelli cattivi, vanno perseguiti per legge, anche perché la normativa è ben fornita in materia. Se c’è un familiare che viene bullizzato, o ancora si è la persona vessata, c’è una via molto facile per contrastare gli inadempienti.
Se gli insulti dei leoni da tastiera diventano insopportabili, sono oltre il limite della decenza, o semplicemente sono motivo di malessere, ecco come farvi fronte. Non c’è da meravigliarsi, ma molte persone necessitano di essere rieducate, perché non sanno utilizzare i social media. Allora, la domanda sorge spontanea: com’è possibile contrastarli? Innanzitutto, quello che questi disconoscono e che devono per legge ripagare la vittima con un grosso risarcimento, e forse questo è l’unico modo che può placarli. E’ triste, ma in un mondo crudele sembra che solo quando si mette mano al portafoglio qualcosa è destinato a cambiare.
Quindi, tutti quegli haters che si accaniscono con certi influencer non sanno che stanno compiendo due grossi danni. Il primo è che quando si tratta di marketing e pubblicità è noto il mantra “purché se ne parli”. Secondariamente, i cari leoni da tastiera, non sanno che le vittime possono ottenere una fonte di guadagno! Come? Lo dice la legge con questi due istituti.
Entrano in gioco i due istituti della querela penale e del risarcimento per danno. Non sembrano bastare? Ed è invece qui che bisogna insistere, perché se loro continuano o non pagano, la situazione si aggrava ancora di più in una maniera per cui sarà difficilissimo venirne fuori. La legge sta facendo passi avanti, farla applicare ed eseguirne i suoi effetti è poi compito di chi la disciplina. Ma se si è tra le vittime, o comunque si ha un parenti, amico o conoscente in condizioni in cui non riesce a reagire, ecco come aiutare il prossimo.
Quali mosse porre in essere? Ribadendo il fatto che tutto quello che rimane sui social è “scripta manent” al 100%, ecco cosa è bene sapere. Innanzitutto, offendere qualcuno sui social è un gesto perseguito per legge con “diffamazione aggravata”, pena la reclusione per due anni oppure il pagamento di una multa da 2065 euro. Ovviamente, si tratta di parole che denigrano la dignità umana e professionale della vittima, non semplici critiche costruttive. Ricordare che esporsi nella platea dei social ha una doppia faccia, la quale non limita la libertà di parola, ma attacca la libertà di fare violenza su una persona in carne ed ossa.
Anche la modalità influisce. Infatti, se gli insulti sui social sono fatti con un “botta e risposta”, viene meno la “non contestualità”, e di conseguenza rientra nel reato sopracitato. L’obbligo che scatta con il risarcimento, è appunto sanare la condizione della vittima.
È un istituto di natura penale e civile, e la richiesta viene inoltrata al luogo di residenza dei leone da tastiera. La polizia postale risale dall’indirizzo IP al certificato di residenza, ed è questa l’autorità da contattare e dalla quale partire se si è vittime. Da questo momento in poi è possibile scegliere due strade, quella della querela penale, o del risarcimento.
La vittima consolida un’azione di risarcimento con una lettera di diffida redatta da un avvocato. Anche la vittima può scriverla, ma in questi casi è sempre bene rivolgersi ad un professionista. La lettera ha la funzione di intimare il leone da tastiera a pagare per il danno, altrimenti scatta la querela che ha effetti penali. Quest’ultima non è una conseguenza obbligatoria, perché la questione può essere risolta con il semplice pagamento, ma è una garanzia per la vittima nel caso in cui l’haters non voglia adempiere al danno commesso. Quali sono i tempi da rispettare? Cosa serve affinché la diffida sia corretta legalmente?
Come già detto finora, è essenziale muovere dei piccoli passi, ma bisogna farli al momento giusto e accanto al professionista migliore. Appunto, se l’obiettivo è ottenere il risarcimento economico, a nulla serve accanirsi. Basta riconoscere gli elementi che servono affinché l’azione possa condurre all’ottenimento del ripristino della dignità della persona. Se toccare il portafoglio del leone da tastiera è l’unico modo per ferirlo, allora si è sulla strada giusta.
Le offese sui social non sono più un problema, ecco come contrastare gli haters. Fatto il punto della situazione, è chiaro che la lettera di diffida debba contenere sia lo screenshot con gli insulti che la quantificazione del danno in cifre. Senza dimenticare la tempistica nell’assolvere all’adempimento. La prescrizione del danno varia in base al caso. Con la querela si considerano 3 mesi, mentre con la lettere di diffida possono passare 5 anni, per poi farli ripartire da capo se l’inadempiente non paga.
Quali sono i termini evitare assolutamente se non si vuol ricevere una lettera di diffida? Dal dire che una persona sia “mafiosa”, al “diabolico”, oppure “si è sposata con lui per i suoi soldi”, o ancora “viscido, zappatore, e femmina senza pa**e”, sono tutte offese che sui social che vengono perseguite con legge.
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