Italia verso una recessione nella seconda parte dell’anno. È quanto emerge dalle previsioni di Mazziero Research.
Dopo un trimestre di Pil negativo l’economia italiana potrebbe vedere un risultato simile che confermerebbe la fine della crescita per la prima metà dell’anno.
Il dato sconfortante, nonostante un governo di unità nazionale e la guida di un esperto economico come Draghi è l’esito del 46 esimo Osservatorio sui conti italiani di Mazziero Reasearch. Una crescita negativa prevista dello 0,4% preceduta dal -0,2% del primo trimestre. Un -0,6% che peserebbe in particolare sul finanziamento del debito e sulle prospettive di spesa pubblica. Su queste variabili incidono gli interessi delle obbligazioni e l’obbiettivo di riduzione del rapporto debito/Pil dal 150,8% al 147,0%.
Alla fine del 2022 l’Italia si troverebbe ancora con una crescita positiva del 2,3% ma fortemente penalizzata rispetto allo slancio previsto del 6,6% l’anno scorso.
Tuttavia, secondo Mazziero Research, due fattori rendono meno pessimistica l’aspettativa per il prossimo futuro. In particolare, il prossimo trimestre potrà essere diverso in relazione all’evoluzione dei prezzi del gas europeo e dalle misure in contrasto degli aumenti energetici. Oltre questo peseranno anche le politiche monetarie e fiscali della Bce in grado di fare la differenza soprattutto sul decorso economico del Sud Europa.
Resta il fatto che, se effettivamente la variazione del Pil fosse negativa per due trimestri successivi, l’Italia entrerebbe in recessione tecnica a giugno. La ripercussione immediata si sconterebbe sugli interessi obbligazionari dei Titoli di Stato.
L’ultimo dato sull’inflazione in calo dal 6,5 al 6,0% su base annua rischia di non mostrare la realtà dei fatti. La dinamica dei prezzi è stata infatti influenzata dall’intervento diretto del Governo sulle accise, mentre la tendenza rimane invariata con particolare influenza sugli alimentari. Il sostegno economico alle famiglie è un altro costo che aggiunge un peso significativo al debito pubblico. Una spesa che negli ultimi dieci mesi, soltanto per sostenere il caro energia è stata di 20 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, si contano 168 mila occupati in più nel primo trimestre 2022 e 829 mila in più rispetto a inizio 2021. La disoccupazione è scesa all’8,3%, un livello che non si vedeva dal 2010, e anche la disoccupazione giovanile al 24,5% si è riportata ai valori del 2009.
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