Le borse europee perdono circa il 2% sui crescenti timori che un rallentamento quantitativo da parte della BCE possa influire in modo troppo incisivo sulla crescita del comparto azionario.
Il tapering potrebbe avvenire quindi prima del previsto con conseguenze che si scontano già dal 19 agosto sull’indice europeo STOXX 600, che ha perso in una sola giornata il valore accumulato nell’ultima settimana.
Il lungo trend rialzista dello STOXX 600 prosegue nella sua price action fatta di acquisti ordinati e graduali, con crolli importanti che realizzano perdite in grado di scontare in poche giornate il ritracciamento di una settimana, o come avvenuto nell’ultima fase ribassista iniziata il 15 luglio, di annullare con un ritracciamento di tre giornate il valore accumulato nei due mesi precedenti.
La Banca centrale europea potrebbe avere preso in considerazione l’aumento dell’inflazione che sta avvenendo in Germania. La maggiore delle economie europee ha mostrato il 29 luglio come la sua economia stia scontando pesantemente la politica espansiva della BCE, con un’inflazione salita del 3,1% anno su anno. Si tratta del maggiore incremento dal 1993.
Nonostante questo nessuna decisione è stata finora presa e si attende la conferenza annuale di agosto, presieduta dalle banche centrali nazionali che si terrà negli Stati Uniti, che potrebbero essere il primo paese ad avviare, con la Federal Reserve, un allentamento monetario, terminando di fatto le politiche espansive che si sono andate a determinate in modo evidente a partire dall’inizio di questa estate.
Uno dei settori che sembra essere stato particolarmente colpito dalla congiuntura dettata dalla politica monetaria e dalle preoccupazioni, circa possibili nuovi rallentamenti produttivi, è il settore minerario, i cui titoli sono in calo di quasi il 5% soprattutto a causa dalla diffusione in Asia della variabile Delta.
In cima alla lista delle più importanti società impegnate nel settore troviamo società cinesi come Zhejiang Huayou Cobalt Co Ltd, China Molybdenum, China Northern Rare Earth Group High-Tech, Ganfeng Lithium, seguite da quelle australiane e statunitensi. Con il settore tecnologico in rapida ascesa queste aziende sono in grado amplificare il loro giro d’affari, in quanto l’elettronica di consumo come smartphone, televisori, batterie per veicoli elettrici, pale eoliche, abbisognano di metalli come le terre rare per poter funzionare.
Il 2020 è stato un anno straordinario per i metalli preziosi. Nell’agosto 2020 i prezzi dell’oro hanno segnato un massimo storico, sfiorando i 2.100 dollari l’oncia. In quel periodo le aspettative in quel periodo rispetto al futuro dell’economia aveva generato una performance del metallo giallo superiore a quella dell’indice più volatile, legato al settore tecnologico USA, NASDAQ 100.
In questo senso è possibile tornare a investire sull’oro quando i suoi prezzi, come avviene in questo periodo, sconteranno le prese di profitto e le chiusure parziali a protezione dei portafogli. Solitamente i gestori o i consulenti finanziari consigliano di diversificare sempre una parte del capitale in metalli preziosi come oro e argento, acquistabili per mezzo di un future o un CFD o un ETF.
Se si volesse diversificare ulteriormente tramite fondi di investimento dedicati al settore minerario e ai metalli preziosi per mezzo di un ETF, si può prendere in considerazione il fondo SPDR Gold Shares, il cui prezzo è attualmente pari a 166 dollari e sembra avviarsi nuovamente verso l’estremo superiore del suo range delle ultime 52 settimane, compreso tra i 137 e i 194,45 dollari. In questo periodo di tempo le quotazioni sono cresciute del 19%, mentre negli ultimi dieci giorni GLD ha avuto un incremento relativo notevole, guadagnando il 3,76%.
La società con sede a New York è un’investment trust che investe in un paniere di azioni di società correlate al settore estrattivo come l’oro. La sua attività iniziata nel 2004 ha oggi giorno delle forti correlazioni con l’attuale ciclo economico data la grande incertezza e la funzione di bene rifugio di cui esso è rappresentativo.
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Un altro trend da tenere sott’occhio in questo senso è quello che correla la crescita industriale, trainata dalle politiche espansive e dagli investimenti sul settore delle costruzioni e delle infrastrutture, di Stati Uniti, Europa e Cina, con le politiche di decarbonizzazione e di riduzione delle emissioni inquinanti delle attività produttive.
China Baowu Steel Group il più grande produttore di acciaio al mondo, è in procinto di sviluppare una nuova tecnologia che potrà rendere i suoi prodotti particolarmente competitivi, riducendo le emissioni inquinanti nel processo produttivo del 30%. Da giugno è alle prese con una tecnologia metallurgica che consente tramite l’utilizzo di idrogeno e gas riciclato, di lavorare l’acciaio in un altoforno, con una riduzione delle emissioni che è stata pari del 10% in 10 giorni di lavoro.
L’azienda all’insegna dell’agenda verde e degli impegni politici di Pechino, vuole assicurarsi di raggiungere il picco delle emissioni di Co2 nel 2023 e annullare l’impatto ecologico entro il 2050. Il mastodontico settore siderurgico cinese potrebbe dare al mondo l’esempio della capacità del Paese di adeguare in tempi record il settore agli standard ambientali. Questo avverrà utilizzando un processo di lavorazione che fa pieno uso dell’idrogeno, in sostituzione dei carburanti fossili come il carbone. La società Sta testando l’uso delle microonde durante il processo di sinterizzazione e prevede di iniziare a costruire un forno verticale a base di idrogeno da un milione di tonnellate.
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