Il mercato azionario sconta gli effetti di due mesi di guerra e dell’inflazione. Pesanti i risultati degli andamenti dei principali indici azionari dell’ultimo trimestre.
Con la forte dipendenza dell’Europa dal petrolio e gas russi, gli investitori di tutto il mondo non ci hanno pensato due volte a vendere azioni, titoli di stato e obbligazioni.
Nell’ultimo trimestre l’indice di riferimento europeo Stoxx 600 ha concluso il primo trimestre del 2022 in perdita del 5,8%. Segna così la peggiore performance trimestrale dal crollo avvenuto nel primo trimestre 2020 a causa della diffusione in Europa del covid.
A pesare sui risultati in particolare le notizie sull’inflazione che non accenna a diminuire come invece preventivato dalle banche centrali che non prendevano in considerazione il cigno nero della guerra. A marzo l’inflazione vola: le maggiori economie europee, Italia, Francia, Germania e Spagna hanno registrato incrementi rispettivi del 6,7 – 4,5 – 7,3 e 9,8%. Secondo l’Eurostat è il dato più alto mai registrato nella zona euro.
A trainare i prezzi, secondo quanto segnala l’istituto europeo di statistica, è stata soprattutto la crescita dei prezzi dell’energia. La variazione a marzo è stata del 44,7% rispetto all’incremento di febbraio pari al 32%.
Inflazione: in Italia pesano i costi delle materie prime
Anche per quanto riguarda l’Italia pesano i costi delle materie prime energetiche. Secondo le stime preliminari dell’Istituto, a marzo l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua. Il dato sale anche rispetto all’incremento del mese precedente che registrava un +5,7% anno su anno, segnando il record degli ultimi 30 anni.
A destare più preoccupazione la conferma data dall’inversione dei tassi di rendimento dei Titoli di Stati USA a 2 e 10 anni. Normalmente i tassi di interesse sono molto più elevati per le scadenze future; quando la curva dei rendimenti diminuisce o è piatta, c’è poca differenza tra rendimenti a breve e a lungo termine. Maggiore è l’incertezza sul breve termine minore sarà la curva, che a volte può invertirsi. Quando questo accade il dato solitamente può anticipare una recessione dell’economia USA tra i sei mesi e i due anni.
Obbligazioni e flussi di capitale, cosa può accadere entro tre mesi
Secondo le stime fatte da JP Morgan gli investimenti aperti sui titoli di Stato, a livello globale, sono pari al 18%, segnando il livello più basso dal 2008. I flussi di capitale in uscita dai titoli obbligazionari dovrebbe comunque rientrare statisticamente entro un trimestre, salvo un sentiment che preannuncerebbe una nuova crisi economica.
Gli scenari ottimistici delle aspettative di qualche mese fa sembrano infrangersi in questi giorni. Anche la bilancia commerciale dell’UE è stata messa in crisi, con importazioni aumentate del 44,3% rispetto al 18,9% delle esportazioni. Il saldo commerciale è quindi di 27,2 miliardi di euro, il livello più basso mai raggiunto dal 1999.
La BCE a questo punto potrebbe rivedere le sue prospettive sull’aumento dei tassi di interesse. Christine Lagarde può essere costretta a intervenire sulle decisioni di politica monetaria se le relazioni diplomatiche e commerciali con la Russia non torneranno a livelli consoni alla diminuzione del prezzo delle materie prime. Se in Ucraina c’è un intera economia da rilanciare, un nuovo Piano Marshall europeo sembra la soluzione anche per sostenere non solo l’integrazione economica dell’Ucraina ma della ricostituzione economica e politica dell’Unione europea.