Settembre si è confermato un mese poco favorevole per i mercati; rimane altalenante la prospettiva futura sulla crescita economica e sulle obbligazioni.
Gli investitori stanno considerando la possibilità che i segnali di stress sui mercati, potrebbero indurre la Fed a rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi di interesse.
Gli investitori hanno già prezzato un corposo aumento dei tassi di interesse dello 0,75% a novembre. È tuttavia anche probabile che la corsa dell’inflazione non sia più gestibile; in questo contesto può essere necessaria una revisione della manovra di politica monetaria.
I dati sull’inflazione Usa suggeriscono che un simile ripensamento potrà avvenire, anche se non nell’immediato. Bisognerà probabilmente attendere il prossimo anno; come ha osservato il Ceo di JPMorgan Jamie Dimon, i consumatori americani continuano a spendere più di prima della pandemia e “probabilmente passeranno altri 9 mesi prima che l’inflazione li raggiunga”.
Jamie Dimon ha inoltre avvertito che l’inflazione persistente ed elevata potrebbe spingere i tassi di interesse a salire oltre il 4,5%, a questo si affianca la possibilità di una recessione incombente. L’amministratore delegato ha detto alla CNBC che l’S&P 500 potrebbe scendere di un altro 20% dai livelli attuali, con un trend molto più marcato.
Ed è marcato anche il robusto trend che coinvolge l’obbligazionario; se fino allo scorso anno eravamo rassegnati anche a investire a lungo termine a tassi prossimi allo zero, ora persino i BOT a un anno rendono il 2,5%. Quale può essere in questo contesto il giusto Titolo di Stato su cui investire?
Una possibile soluzione per investire su un titolo di Stato italiano sarebbe il BTp a 15 anni. Tra quelli disponibili a cedola fissa ci sono il BTp 1° febbraio 2037 e cedola 4% (ISIN: IT0003934657) e il BTp 1° marzo 2037 e cedola 0,95% (ISIN: IT0005433195).
Nonostante i due titoli abbiano scadenze che cadono a un mese di distanza i tassi d’interesse offerti sono notevolmente differenti. A influire notevolmente le diverse date di emissione, sono infatti titolo con durata che differisce di circa 16 anni. Il primo fu emesso nel 2005, con condizioni di mercato completamente diverse da quelle del secondo titolo che fu emesso agli inizi del 2021. Nonostante questo, per via del prezzo di quotazione entrambi offrono rendimenti lordi intorno al 4,75%.
Cedola alta o prezzo basso: BTp a 15 anni a confronto. Le cedole effettive sono per il primo dell’1,35% e per il secondo a 3,75%. Queste si confrontano con le quotazioni rispettivamente a 62 centesimi e a 93,60 per il BTP a 15 anni. Questo ci suggerisce che sia quest’ultimo, il BTp febbraio 2037 a essere quello più adatto per un investimento a lungo termine. La motivazione è che la cedola è in grado sin da subito di compensare una parte importante dell’inflazione e supera sicuramente quella media stabilita dal taget BCE del 2% annuo.
Tuttavia, il BTP marzo 2037 ha il vantaggio di poter essere acquistato a un prezzo che garantisce una maggiore sicurezza. Nuovi ribassi sono possibili e possono colpire maggiormente un investimento a un prezzo vicino ai massimi che non già particolarmente esiguo. Chi ha acquistato il BTP nel 2005 avrebbe ora tutte le ragioni per rimanervi investito. In definitiva entrambi i BTp con scadenza tra 15 anni offrono rendimenti interessanti e competono in egual misura a valorizzare l’investimento sul lungo periodo.
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