Cigno nero; in questi due anni siamo stati abituati agli eventi inaspettati. Le conseguenze impreviste non ci dovrebbero fare trovare nuovamente impreparati data l’attuale fragilità economica.
Viene definito cigno nero un evento inaspettato capace di modificare tutti i precedenti paradigmi su cui una o più comunità, sociale, scientifica o economica, basano i loro presupposti.
In un contesto turbolento e ricco di incertezze sulle dinamiche commerciali e i futuri assetti geopolitici Cina e Arabia Saudita sembrano sempre più vicini a sconvolgere il mercato del petrolio.
Il ministro dell’energia dell’Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, e il direttore dell’Amministrazione nazionale cinese per l’energia Zhang Jianhua hanno dichiarato venerdì che rafforzeranno i loro legami nel settore energetico. Lo ha riferito l’agenzia di stampa statale saudita SPA. I due funzionari hanno sottolineato l’importanza di stabilità dei prezzi tramite forniture stabili a lungo termine. Recentemente Stati Uniti e l’Arabia Saudita hanno portato alla luce la loro conflittualità da quando la decisione del gruppo dei maggiori produttori di petrolio, di cui l’Arabia Saudita è il leader de facto, ha visto l’Opec tagliare la produzione senza attendere l’accordo con gli Stati Uniti.
La Cina è oggi particolarmente vicina agli interessi dell’Arabia Saudita
La Cina è attualmente il più grande importatore di greggio al mondo. Il dragone si è distinto quest’anno per un notevole calo della domanda di carburante a causa della sua politica draconiana sulla diffusione del covid. Il principe Abdulaziz e la sua controparte cinese hanno concordato di continuare gli sforzi di cooperazione per mantenere la stabilità nei mercati petroliferi. Il principe ha aggiunto che il Regno continua a essere il partner e il fornitore più affidabile della Cina; qualcosa si muove sul fronte degli equilibri commerciali, considerando anche le passate dichiarazioni sulla possibile quotazione del petrolio in una valuta alternativa al dollaro proprio come lo yuan cinese.
La guerra fredda sembra oggi ripresentarsi sotto uno scenario economico e tecnologico completamente diverso, ma con pretese simili nel voler dividere in zone di influenza precise l’Oriente dall’Occidente. Pechino in passato aveva già mostrato di saper influire in modo netto sui prezzi delle materie prime, come rame e alluminio. Il Paese è potenzialmente in grado di utilizzare le scorte di petrolio accumulate per riportare in equilibrio il mercato. Questo può dare alla Cina una rinnovata capacità di influenza diplomatica sia nei confronti dei grandi paesi produttori che dell’Europa.
Un cigno nero sul mercato delle criptovalute causato dai piani energetici europei
Il secondo cigno nero che può rivoltare l’intero mercato delle criptovalute emerge in questi giorni. È legato alla proposta di regolamento dell’Ue relativo a un intervento di emergenza per far fronte ai prezzi elevati dell’energia.
Secondo quanto riportato da CoinDesk e Fortune, secondo le fonti ufficiali provenienti dalla Commissione europea, sul “Piano d’azione dell’UE sulla digitalizzazione del sistema energetico”; si legge che “alla luce della crisi energetica attuale e dei maggiori rischi per il prossimo inverno, la Commissione esorta gli Stati membri ad attuare misure mirate e ambiziose per ridurre il consumo di energia elettrica delle attività legate alle criptovalute.
Nella versione italiana del sito web della Commissione europea si legge testualmente che; “se risultasse necessario ricorrere a distacchi di carico nei sistemi elettrici, gli Stati membri devono essere pronti anche a interrompere l’estrazione di cripto-attività.” Si parla quindi di attività legate al mining; la fonte che alimenta il sistema di interscambio e verifica delle maggiori criptovalute tra cui Bitcoin. Oltre a questo la commissione dichiara la volontà di cooperare a livello internazionale con gli organismi di normazione. Il fine è mettere a punto una classificazione di efficienza energetica per le blockchain.