Il rallentamento della crescita mette in secondo piano i rendimenti azionari dipendenti dagli utili aziendali. Spiccano così obbligazioni con rendimenti stellari.
Le nuove emissioni garantite dallo Stato Italiano e da colossi leader nel settore bancario come Goldman Sachs.
Nonostante l’autorevolezza dei nomi anche il più ottimista dei gestori ammette che sono necessarie prove più chiare sull’efficacia delle politiche monetarie delle banche centrali prima che le obbligazioni possano alleggerirsi dal peso dell’incertezza economica.
L’apprezzamento del dollaro, oltre che comprimere gli utili aziendali, sta spostando l’interesse degli investitori sulle obbligazioni. È così Goldman Sachs ha emesso sul mercato MOT di Borsa italiana obbligazioni in euro, con un Tasso Fisso del 5,00% e durata decennale.
I rendimenti delle obbligazioni di Goldman Sachs concorrono con i BTP a 10 anni
I nuovi bond offrono agli investitori il rimborso integrale del valore nominale a scadenza, pari a 1.000 euro per ciascun titolo. Ogni anno Goldman Sachs si riserva la facoltà di rimborsare anticipatamente le obbligazioni al 100% del valore nominale. Goldman Sachs, può rimborsare anticipatamente le obbligazioni ad esempio quando il proprio costo di rifinanziamento risulti più basso rispetto al tasso di interesse corrisposto dai bond.
Nel dettaglio, l’obbligazione ha codice ISIN XS2521873328 e una cedola fissa annuale del 3,70% netto. Il titolo ha una scadenza naturale prevista al 28 settembre 2032. La prima data di pagamento delle cedole sarà il 28 settembre del prossimo anno.
Diversificare il portafoglio obbligazionario sul mercato italiano non è semplice. La combinazione di eventi non da certezze sui livelli di liquidità di questi titoli. Il dato di agosto relativo all’indice dei prezzi al consumo Usa ha evidenziato come le pressioni inflazionistiche sono ancora lontane dal raggiungere il loro picco. È per questo che i trader accorti preferiscono strutturare i portafogli in base alle uniche due certezze prospettate per i prossimi 6-12 mesi: la Fed aumenterà ancora i tassi e i profitti si ridurranno.
I rendimenti dei BTP di settembre creano incertezze sul futuro dei conti pubblici
Per quanto riguarda i Titoli di Stato italiani l’asta dei Btp a 10 anni di fine settembre non è andata molto bene considerando l’aumento degli interessi data una cedola balzata al 4,7%. Da gennaio a oggi il rendimento è salito in modo esponenziale passando dal 1,39% al 4,7% di settembre.
Possiamo essere certi che le incertezze che accompagneranno l’Italia il prossimo anno, affiancate da futuri rialzi della Bce, porteranno gli interessi dei Titoli di Stato ancora a rialzo. Se nuovi record attendono i rendimenti dei BTP, è certo che questo si sconterà anche sullo spread e sulla tenuta dei conti pubblici. Indicativamente, su un arco temporale di un anno un incremento dell’ 1% nel rendimento dei titoli di Stato, tende a costare tra i 2,5 e i 3 miliardi in più all’anno nella spesa per interessi.
I mesi più importanti da questo punto di vista saranno novembre e poi nell’anno prossimo marzo e maggio; allora la Bce avrà alzato in modo significativo i tassi rispetto ai livelli attuali. Non sarà difficile arrivare a emissioni che superano il rendimento del 5%. Al momento gli effetti sui bilanci pubblici sono poco evidenti; tuttavia le scadenze dei titoli avranno il loro peso fra due o tre anni quando si avvicineranno alla metà della vita media del circolante.