Una lista che comprende un totale di 19 materie prime che l’Italia ha bisogno di assicurarsi tramite la diversificazione dei fornitori.
Tutta la tensione sulle materie prime energetiche concentra l’opinione pubblica sul gas ma la politica cerca di arginare future incertezze su materie prime strategiche.
Nell’attesa di approvare il price cap sul gas i cui effetti si sconteranno sulle bollette solo dopo due o tre mesi l’Italia ha ridotto la dipendenza dal gas russo di circa il 50%. È fondamentale per il nostro Paese proseguire in questa direzione.
Fondamentale all’inizio del 2023 installare il rigassificatore già disponibile poter usufruire di 5 miliardi di metri cubi in più di gas, riducendo ulteriormente la dipendenza. Intanto gli stoccaggi hanno superato il 90% e se per l’inverno le materie prime energetiche indispensabili sembrano essere state acquisite sono in ballo ancora circa 19 materie.
La lista stilata dal Ministero comprende un totale di 19 materiali tra cui ferro e cereali
La lista stilata dal Ministero comprende un totale di 19 materiali, tra cui ferro, acciaio, ghisa, alluminio e prodotti cerealicoli. Oltre questi ci sono altri elementi critici per la produzione, utili a comparti essenziali; tra questi cloruro di potassio, ferro silicio, palladio, platino e nickel. La lista è un lavoro portato avanti in sinergia con l’Ue; il fine è segnare un cambio di rotta rispetto a uno scenario di divisione politica a tempo indeterminato con i Paesi non allineati.
Oltre Mosca e le commodities energetiche, c’è la Cina secondo Paese al mondo per la produzione di alluminio. Oltre questo ci sono le terre rare come il nickel e palladio fondamentali per la produzione di batterie elettriche e semiconduttori. La transizione energetica non può fare a meno di questi elementi essenziali: litio, antimonio, indio, cobalto; indispensabili per fare funzionare batterie e auto elettriche, pannelli fotovoltaici, fino a le lampadine a risparmio energetico, la Cina si trova oggi per ragioni storiche e geografiche ad avere un controllo quasi monopolistico sulla loro produzione.
La lista di materie prime differisce in Europa per ogni Paese in base alle esigenze attuali del tessuto industriale. In Italia, ad esempio, il rame sarebbe più importante economicamente del litio. A fotografare una realtà molto differente dalla narrazione sul futuro dell’Ue sono le stime in centinaia di miliardi di euro di valore della dipendenza del sistema Paese.
Per far chiarezza sulle priorità e sugli strumenti da adottare, è nato un tavolo tecnico interministeriale utile a istituzionalizzare un percorso che coinvolge tutto il tessuto nazionale; dal territorio con il diverso potenziale geologico alle attività di impresa.
Sassari L’Università di Ferrara ha scoperto nella cava di marmo di Buddusò, in provincia di Sassari, uno dei più importanti potenziali giacimenti di materie prime critiche in Europa in quanto ricchi di terre rare. Questi potrebbero consentire all’Italia e all’Europa di superare le difficoltà di attuazione del Geen Deal e quindi della transizione ecologica e digitale.