La Naspi non dura in eterno perciò il disoccupato farà bene a chiedersi quali altre prestazioni entrano in gioco a suo favore.
La Naspi è un sussidio economico erogato a favore del disoccupato che ha perso involontariamente il proprio lavoro. Esso ha una durata prestabilita, pertanto quando finisce è opportuno chiedersi a che cosa si ha diritto.
Il mercato del lavoro italiano, pur con qualche oggettivo cenno di ripresa, vive sempre una situazione di profonda incertezza e non sono pochi i lavoratori in condizioni di precarietà e con un contratto di lavoro a termine.
Coloro che hanno perso il lavoro e che si trovano ora in condizione di disoccupazione sapranno della cd. Naspi e della sua utilità sul piano economico, nel periodo immediatamente successivo al fine del rapporto di lavoro. Ma molto probabilmente sapranno anche che la Naspi non viene erogata a tempo indeterminato e perciò potrebbero porsi le seguenti domande: quali prestazioni si possono ottenere quando il sussidio di disoccupazione non viene più pagato? E come fare concretamente a reinserirsi nel mercato, onde non aver più bisogno degli aiuti?
Stante la rilevanza e la delicatezza dei temi, cerchiamo di fare chiarezza di seguito e sgomberare il campo da possibili dubbi.
Naspi: cos’è in breve
Come indicato nel sito web dell’Inps, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego – appunto la Naspi – consiste in una indennità mensile di disoccupazione, istituita dal decreto legislativo n. 22 del 2015 – che sostituisce le precedenti prestazioni di disoccupazione ASpI e MiniASpI. Essa interviene a seguito degli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati a decorrere dal primo maggio 2015. Detto sussidio contro la disoccupazione è erogato soltanto su domanda dell’interessato.
Caratteristiche chiave della Naspi sono le seguenti:
- l’importo mensile massimo non deve oltrepassare il limite annuo fissato dall’Inps, che per il 2022 è pari a 1.360,77 euro;
- per coloro i quali sono disoccupati dal primo gennaio 2022, l’importo cala del 3% ogni mese a cominciare dal primo giorno del sesto mese di fruizione e dell’ottavo mese se chi la incassa ha più di 55 anni;
- coloro che hanno perso il lavoro entro il 31 dicembre 2021 subiscono la diminuzione che avviene dal quarto mese di assegno;
- la sua durata corrisponde alla metà dei periodi contribuiti degli ultimi 4 anni, che non abbiano già dato luogo a un’altra prestazione di disoccupazione e non può comunque oltrepassare il biennio.
Come detto in precedenza, tuttavia, questo sussidio non è illimitato e ad un certo punto il percettore dovrà chiedersi cosa fare dopo.
Cosa fare? Cpi e Fondo sociale per l’occupazione
Ovviamente non deve mai mancare la buona volontà, l’intraprendenza e la perseveranza nel cercare un nuovo lavoro, che possa prendere il posto della Naspi e dunque garantire un nuovo reddito a colui che ha perso l’occupazione.
Anzitutto appare opportuno avere contatti con i Centri per l’impiego del proprio territorio, al fine seguire programmi di formazione e di reinserimento lavorativo – da svolgere già prima dell’ultima mensilità di Naspi.
Non solo. Non bisogna dimenticare che il cd. Fondo sociale per l’occupazione e la formazione finanzia politiche attive e misure straordinarie in veste di contributi economici o sgravi contributivi, assegnati ai lavoratori per il sostegno al reddito e ai datori di lavoro per la sottoscrizione di determinate tipologie contrattuali. Tra i beneficiari abbiamo anche i disoccupati che si trovano in una condizione di debolezza nel mercato del lavoro o a rischio esclusione sociale.
Naspi e prospettive successive: il reddito di cittadinanza
C’è poi l’ulteriore sostegno rappresentato dal reddito di cittadinanza, misura mai davvero bipartisan ma che, a seguito della pandemia, è stata rilanciata – nonostante le ripetute critiche manifestate nei suoi confronti.
Insomma, se la ricerca di un lavoro non è stata ancora fruttuosa, il disoccupato potrà comunque trovare un supporto economico grazie al reddito di cittadinanza, se è in possesso dei requisiti necessari. Ecco perché sarà opportuno aggiornare il proprio Isee, ossia l’indicatore della situazione economica equivalente che, proprio in tema di reddito di cittadinanza, assume un’importanza clou.
Attenzione però: il reddito di cittadinanza ha come finalità sia il sostegno di chi si trova in difficoltà economica, sia istituire con la persona interessata e disoccupata un patto personalizzato e di inclusione sociale.
Detto accordo deve mirare al reinserimento nel mondo del lavoro e dunque al fine di poter percepire il RdC occorre anche l’interesse effettivo del disoccupato a trovare una nuova occupazione.
Per maggiori informazioni, gli interessati potranno fare riferimento al sito web redditocittadinanza.gov.it
L’assegno sociale
Infine il disoccupato che non può più incassare la Naspi e il reddito di cittadinanza, si troverà innanzi ad una sola alternativa – in attesa di trovare un nuovo lavoro. Qual è? Si tratta dell’assegno sociale, per il quale occorre fare domanda all’Inps.
Attenzione però: per ottenerlo il disoccupato deve trovarsi in condizioni economiche disagiate e con redditi inferiori alle soglie previste annualmente dalla legge. La prestazione ha natura assistenziale e non è reversibile ai familiari superstiti. Per maggiori informazioni rinviamo alla pagina apposita del sito dell’Inps.