Se si parla di ghigliottina, metaforicamente parlando, il taglio della Naspi è un incubo che diventa realtà! Può essere evitato, ma bisogna far fronte a una situazione precisa legata a dei dettagli che cambiano tutto.
La Naspi è uno dei sostegni previdenziali più utilizzati nel panorama italiano proprio per le positività che detiene. Si tratta di uno dei mezzi più efficaci che aiutano le famiglie e i soggetti in difficoltà economica. Il livello dei prezzi aumenta a dismisura, e il taglio previsto pare davvero un incubo che diventa realtà. La situazione negativa può essere evitata, ma bisogna sapere come fare per attuare le migliorie in questione. Se si prende meno di quello che spetta, allora bisogna fare due conti, ed osservare la correttezza del calcolo in gioco.
Chi perde involontariamente il lavoro, come fa a sopravvivere? Come riesce a pagare affitto, tasse e le spese quotidiane? Ecco che subentra proprio la misura della Naspi, ma se si consolida come un’epidemia il taglio, la peste darà i suoi feriti con conseguenze anche ben peggiori. Si tratta della condizione di ottenere meno di quanto si spetta, e questo può essere un grosso guaio davanti al carovita sopracitato.
L’inflazione che causa l’aumento costante e perpetuo dei prezzi, è un danno, al quale segue l’impossibilità di crescita economica e di adattamento della stessa pensione la quale dovrebbe a sua volta essere corretta da una riforma di cui non si hanno le risorse per consolidarla, sono gli elementi del quadro critico dal sapore tutto italiano.
Se i disoccupati vogliono ottenere la Naspi, devono farne domanda in relazione al meccanismo basato sugli ultimi 4 anni di lavoro, e ciò vale sia nel calcolo che sulla durata della prestazione. Ma c’è un altro caso, quello in cui si fa riferimento a 24 mesi e alla metà delle settimane lavorative degli ultimi 4 anni, perché pare proprio in quest’ultimo che la somma non corrisponde ai giorni effettivi.
Evitare il taglio della Naspi si può, ma a delle condizioni specifiche: attenzione ai dettagli!
Analizzando un caso concreto è possibile ottenere tutte le risposte che servono. Poiché il quesito che complica la situazione non riguarda la durata del beneficio, poiché in relazione a ciò a situazione sembra essere regolare e senza intoppi. La problematica del calcolo è invece legata all’ammontare della somma da percepire. Cos’è che ha cambiato il valore? Si tratta di novità o di errori? Se si è lavorato per 4 anni in modo continuativo si ha diritto a 2 anni di Naspi, ma come comportarsi se il calcolo non corrisponde a quanto effettivamente lavorato?
Per calcolare la Naspi bisogna avere in mano dei dati ben precisi. Primi fra tutti i valori della retribuzione lorda percepiti dal lavoratore in base a quanto riconosciuto dall’INPS, cioè i giorni di lavoro spettanti. Se ci sono 142 settimane accertate la retribuzione lorda è di 73 mila euro circa, a cui va moltiplicato il coefficiente fisso di 4,33.
Quindi, gli spetterebbero 2.250 euro secondo quanto deciso dall’Istituto Previdenziale. Di norma, la cifra mensile varia ogni anno, perché adeguata all’inflazione. Ed ecco che ancora una volta, la situazione economica critica è legata proprio a questa variabile.
Nell’anno corrente il massimo che la Naspi può raggiungere è di 1550 euro mensili. Nonostante il soggetto preso in esame debba percepire la somma sopracitata, non può anche per la soglia massima che spetta nel 2024. Infatti, c’è un secondo aspetto ad entrare in gioco, la formula specifica che stravolge la situazione.
La retribuzione media del 2024 è del 75% fino a 1425 euro mensili, a cui si aggiunge il 25% della quota che eccede la somma in questione, fino ai 2 mila euro sopracitati. Questo è quanto avrebbe maturato il soggetto preso in causa se avesse percepito un’indennità calcolata al 75%.
Ma il taglio è evidente perché il soggetto in questione prenderà il 75% di 1425 euro, quindi 1000 euro circa, a cui si somma il 25% della differenza tra i valori presi in esame. Cioè 1425 euro e 2250 euro, in sostanza altri 206 euro. Il totale da percepire nei primi 6 mesi di indennità è di 1275 euro mensili, perché si aggiungono ai 1068 euro altri 206 euro. Segue poi il calo del 3% dal settimo mese, e via così procedendo.