Le nuove regole cambiano tutto per la Naspi e l’APE Sociale: i cittadini sono pronti a vedere un sistema interamente stravolto?
Conseguenze inedite e del tutto inaspettate in relazione alla Naspi e all’APE Sociale: le pensioni subiscono duro colpo. Si tratta di una situazione senza precedenti, e che attualmente vede schierati i cittadini in azione per tutelare la propria condizione. La sentenza n. 24950 del 2024 emanata dalla Cassazione chiarisce alcuni aspetti. C’è chi ha vantaggi? Si tratta di conseguenze difficili per tutti? Ogni lavoratore ha una gestione specifica, per cui bisogna capire quel è il legame tra i due Istituti richiamati in causa.
È chiaro che la prima intenzione che viene fuori in un contesto del genere, è quello di capire come tutelarsi. Il sistema pensionistico italiano è famoso per averne delle criticità abbastanza importanti. Si tratta di complessità da sanare con misure ad hoc, magari quelle più efficaci fanno parte di una riforma in todo. Il punto è che nonostante quest’ultima sia la condizione migliore e di gran lunga la più funzionale secondo gli esperti del settore, purtroppo non si è nelle condizione per poterla attuare. Lo Stato non ha le risorse finanziarie per portare avanti un progetto di tale portata.
Nonostante ciò, le modifiche all’ordine del giorno vengono poste in essere con l’obiettivo di risolvere alcune “falle”. Caso non vuole che queste novità in arrivo potrebbero pregiudicare la condizione previdenziale dei lavoratori. È per tutti così, oppure c’è chi ha delle migliorie?
L’aspetto più spaventoso è che le novità potrebbero penalizzare proprio chi è rimasto senza reddito. Di conseguenza, i guai maggiori sono vissuti proprio da chi non ha le risorse necessarie per tirare avanti. Per la prima volta non di parla di “requisito”, ma di una condizione negativa che appunto non determina l’accesso ad un istituto vantaggioso. Cosa spettai ai cittadini? Quelli più in difficoltà economica devono assolutamente aggiornarsi, soprattutto è bene che tengano in conto di quale sia il sistema migliore che fa al caso proprio.
La Cassazione afferma con la sentenza n.24950 del 2024 che l’indennità di disoccupazione non è un requisito per ottenere l’APE Sociale. Con il primo Istituto si fa riferimento alla somma mensile che ricevono i lavoratori che si trovano in uno stato di disoccupazione per aver perso il lavoro. Con il secondo, si tiene in conto un sistema pensionistico che seppur dal valore “ridotto”, ben si adatta alle categorie di pensionati che hanno 63 anni e non hanno una pensione diretta.
È un ammortizzatore sociale per chi ha maturato almeno 30 anni di contributi, e vi possono rientrare anche caregiver o chi ha una percentuale di invalidità al 74%. Se la Naspi è stata percepita, subisce una condizione negativa, cioè non la si ottiene più. Chi non ha maturato i requisiti per la pensione, andrebbe accompagnato, poiché rimasto così senza alcuna fonte di reddito.
A definire ciò è il caso trattato dal Tribunale di Pistoia, a sua volta ratificato dalla Corte d’Appello di Firenze. La stessa legge di Bilancio del 2017 non prevede alcun obbligo a percepire l’APE Sociale, solo perché si è avuto prima la Naspi. Questa è la principale dinamica che bisogna attenzionare.
È e proprio la cessazione a determinare ciò, differentemente è il caso di “continuità”. I legali che sono entrati nel vivo della vicenda hanno spiegato che la situazione si esaurisce in questo modo poiché c’è una cesura. Il richiamo alla cessazione della Naspi mette in chiaro una condizione di bisogno da parte del soggetto, e che deve trovare il modo di tutelarsi data la mancanza di risorse.
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