Allarme per i percettori di Naspi. Potrebbe essere messo in dubbio il regolare percorso delle varie mensilità. Le ultime in merito.
Occhi puntati su coloro i quali risultano al momento percettori di Naspi. Dal 31 gennaio le cose potrebbero cambiare, attenzione quindi alle scadenze ed alle considerazioni in merito alle varie fasi di gestione della stessa misura da parte del contribuente.
Il rischio concreto, ad oggi per non pochi percettori di Naspi è che si possa arrivare con il prossimo 31 gennaio ad una sospensione della misura. Facciamo riferimento in questo caso ad una determinata categoria di percettori, non di tutto l’insieme degli aventi diritto. Ci si riferisce dunque a coloro i quali percepiscono la misura in versione ridotta perchè questa risulta al momento cumulata con il reddito da lavoro che può essere sia autonomo che subordinato. Esistono insomma alcune precise dinamiche che consentono di percepire il sussidio disoccupazione insieme al normale stipendio, a patto che questo rientri in specifiche canoni diciamo cosi. Un reddito basso, insomma da diritto all’estensione in ogni caso della misura.
In merito alla questione precedentemente citata, alla dinamica insomma che riguarda chi percepisce la Naspi e lavora nello stesso tempo, bisogna tenere ben in mente quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2022, con il ritorno di quel meccanismo che di fatto riduce la Naspi stessa del 3% ogni mese. Il taglio in questione va a verificarsi dal quarto mese dei percezione della misura considerando la vecchia norma. Dal 1°gennaio scorso invece si passerà al taglio una volta raggiunti i sei mesi di disoccupazione, mesi che passano poi ad otto nel caso di disoccupati over 50.
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Di fatto la dinamica in questione funziona in questo modo. Dal momento in cui si viene assunti oppure si inizia da lavoratore autonomo la nuova esperienza lavorativa si hanno trenta giorni per comunicare all’Inps il reddito presunto che si andrà a percepire nel corso dell’anno solare. A quel punto sempre Inps provvederà a ricalcolare l’assegno Naspi spettante andando a ridurre l’import dell’80% in funzione al reddito in quel caso previsto. Ricapitolando per rendere ancora più chiara la possibilità specifica alla quale si fa riferimento. Possiamo quindi dire che percepire sia la Naspi che un vero e proprio stipendio è possibile soltanto in alcuni casi.
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I casi specifici in cui è possibile il doppio accredito nel concreto sono riservati quindi a coloro i quali:
- intraprendono un rapporto di lavoro subordinato di durata inferiore ai 6 mesi con reddito inferiore agli 8.140,00€ nell’anno solare di riferimento
- avviano un’attività di lavoro autonomo con reddito inferiore ai 4.800,00€ nell’anno solare di riferimento.
Nel caso in cui, invece, si avvia un’attività da lavoratore autonomo, la Naspi va a decadere in assenza della comunicazione dovuta all’Inps. Per l’attività subordinata inferiore a sei mesi invece la mancata comunicazione porta alla sola sospensione della misura. In ogni caso, quindi per evitare spiacevoli sorprese dopo il 31 gennaio bisogna comunicare il reddito presento del nuovo lavoro intrapreso direttamente all’Inps.
Lo stesso istituto precisa il tutto attraverso una specifica comunicazione. La circolare numero 94 del 12 maggio 2015, infatti chiarisce la regola in questione vale nei casi di: “svolgimento delle attività lavorative autonome, parasubordinate, subordinate, occasionali in concomitanza di percezione dell’indennità NASpI. Qualora quest’ultima coinvolga più anni solari”.
Una ipotesi dunque che è giusto considerare in ogni caso qualora ci si apprestasse ad iniziare una nuova esperienza lavorativa essendo già percettori di Naspi. Rischiare, in effetti, non avrebbe senso. Comunicare sempre, anche nel caso di reddito zero quello che cambia nel nostro percorso professionale in presenza di Naspi. Il tutto potrebbe in teoria trasformarsi in un grosso svantaggio. Provvedere entro l 31 gennaio, eventualmente la propria posizione è dunque molto più un obbligo. Il tutto, principalmente nel proprio interesse.