Naspi: arrivano le scappatoie per ottenerla anche se non si avrebbe diritto

Non tutti possono ricevere la Naspi, che viene erogata solo in specifiche situazioni. Un modo per aggirare i limiti, però, esiste

La Naspi altro non è se non un’indennità di disoccupazione che viene erogata a quei lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che perdono il lavoro in modo involontario, quindi che rimangono a casa per volontà aziendale. In alternativa, la si recepisce anche nel caso di dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale con procedura di conciliazione o risoluzione a seguito di rifiuto di trasferimento oltre i 50 km. Chi non rientra in queste situazioni, quindi, non la può prendere: ci sono però delle eccezioni.

Naspi anche quando non se ne ha diritto
Naspi anche quando non se ne ha diritto: come ottenerla (trading.it)

Il classico esempio di dimissioni che non prevedono la Naspi è quello del licenziamento volontario: se si va via da un’azienda per propria volontà, qualsiasi sia il motivo alla base di questa decisione, anche presentando la domanda sul sito dell’Inps o presso un Caf non si otterrà l’indennità di disoccupazione. Come abbiamo anticipato, però, ci sono delle eccezioni a questa regola generale: scopri se ci rientri anche tu!

Dimissioni volontarie e Naspi: come ottenerla comunque

Possono essere molte le motivazioni che portano al licenziamento volontario. In molti casi, si propende per questa soluzione quando si ha trovato un lavoro più soddisfacente, più remunerativo o più congruo alle proprie esigenze. In altri casi, invece, alla base delle dimissioni ci sono motivazioni di salute che rendono il dipendente impossibilitato allo svolgimento di quella specifica mansione, oppure altre condizioni personali che vanno al di là delle volontà personali del lavoratore. In alcune di queste situazioni, la Naspi la si può percepire.

Naspi anche quando non se ne ha diritto
Naspi anche quando non se ne ha diritto: come ottenerla (trading.it)

Per esempio, si può percepire la Naspi nel caso in cui si arrivi a una risoluzione consensuale dopo che il datore di lavoro ha offerto al dipendente un trasferimento oltre i 50 km dalla sua residenza, oppure un lavoro in una sede che, con i mezzi pubblici, si raggiunge in 80 minuti. In questi casi, il dipendente riceve la Naspi anche se si licenzia.

Ci sono poi le dimissioni per giusta causa, le quali permettono anch’esse la ricezione della Naspi. Un esempio è la lavoratrice madre che presenta le dimissioni nel periodo tutelato della maternità, quindi tra i 300 giorni prima della data presunta del parto e fino al compimento del primo anno di vita. Allo stesso modo, se il lavoratore si dimette durante il primo anno di vita del figlio, nel caso in cui abbia goduto del congedo di paternità obbligatorio o di quello alternativo, può anch’egli godere della Naspi. Non si può ricevere la Naspi, invece, nel caso di dimissioni per motivi di salute.

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