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Economia e Finanza

Mutui a tasso variabile e surroga, rate in aumento: scenario tragico per le famiglie

Le rate dei mutui contratti a tasso variabile sono rimaste uguali da mesi. Cerchiamo di capire se, con l’aumento dell’inflazione, questa situazione è destinata a cambiare.

L’inflazione sta galoppando in tutto il Vecchio Continente e quando questo accade i riflessi sui tassi di interesse prima o poi ci sono. Di conseguenza è inevitabile aspettarsi che si innalzino anche le rate dei mutui bancari contratti a tasso variabile.

Fonte foto: adobe stock

Nello scorso mese di febbraio, l’Associazione bancaria italiana ha segnalato un aumento del tasso medio che viene praticato sui prestiti per gli acquisti di immobili a 1,49 per cento da 1,45 per cento di gennaio.

Si tratta evidentemente di un aumento di poco contro anche visto in un’ottica annuale: nel mese di febbraio del 2021, il tasso medio era dell’1,10 per cento. Quindi, in 12 mesi il rincaro è stato mediamente dell’0,39 per cento. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile non si notano delle variazioni degne di nota. Altrimenti si tratterebbe di un altro duro colpo per le famiglie già duramente provate dai vertiginosi rincari delle bollette elettriche e del gas.

Diamo un’occhiata anche ai mutui a tasso fisso. Inevitabilmente i nuovi contratti stanno risentendo di quanto sta accadendo nei mercati internazionali. I tassi d’interesse stanno salendo causa inflazione, per cui le condizioni che vengono proposte dalle banche diventano via via meno buone. Ma anche in questo settore per ora le variazioni sono ancora contenute.

Perché i mutui a tasso variabile stanno non hanno registrato forti aumenti?

Per rispondere a questa domanda bisogna fare una premessa: la maggioranza dei mutui a tasso variabile è legata all’andamento dell’Euribor. Per chi non lo sapesse si tratta di una sigla che indica quali sono i livelli dei tassi sui prestiti che gli istituti bancari si erogano tra loro in occasione di varie scadenze: da sette giorni a dodici mesi.

Al riguardo c’è una notizia positiva: il rialzo da inizio 2022 è davvero limitato. L’Euribor a tre mesi, per esempio, è cresciuto solo da un -0,57 per cento a un -0,46 per cento. Quello a sei mesi è passato da un -0,37 per cento a un -0,54 per cento.

Tutto ciò ha comportato inevitabili rincari delle rate è stato inevitabile, ma si tratta di cifre contenute. Per le rate di piccolo importo, parliamo di mutazioni quasi impercettibili.

La grande liquidità delle banche tiene ancora bassi i tassi

Come si spiega allora il fenomeno alta inflazione-tassi bassi? Il fatto è che per ora le banche hanno ancora molta liquidità da far circolare, quindi i tassi che vengono applicati restano molto bassi se non addirittura negativi. Fintanto che la BCE manterrà i tassi sui depositi praticamente sottozero, la situazione continuerà ad essere molto favorevole per chi cerca del denaro.

Detto in soldoni: a un istituto bancario dell’Eurozona conviene prestare denaro a una controparte, anziché dover versare alla BCE un mezzo punto percentuale l’anno sulla liquidità che ha in deposito.

Ma la situazione potrebbe cambiare nei prossimi mesi…

Questa relativa stabilità dei tassi potrebbe modificarsi nei mesi a venire e diventare molto meno favorevole per chi a sottoscritto un mutuo a tasso variabile. Infatti i mercati stanno cominciato a scontare un primo innalzamento dei tassi di interesse da qui ad un anno.

Torniamo a dare un’occhiata all’Euribor a dodici mesi: il tasso è cresciuto da uno -0,5 per cento a uno -0,1 per cento nel 2022. Detto in altre parole, prima era uguale al tasso sui depositi della BCE, ora invece è di 40 punti base più elevato.

Infatti gli istituti bancari stanno prevedendo che da qui ai prossimi dodici mesi la Banca Centrale Europea innalzerà il costo dei soldi, quindi diminuirà il costo per depositare la liquidità in surplus.

Anche sui mercati obbligazionari sono mesi che lo scenario è divenuto molto meno positivo. L’IRS (Interest Rate Swap, il valore di riferimento del tasso di interessi applicato ad un mutuo a tasso fisso) a venti anni, ad esempio, è salito da uno 0,60 per cento a un 1,33 per cento nel 2022. Questo sta avendo riflessi sui nuovi contratti dei mutui a tasso fisso.

In arrivo molte richieste di surroga dei mutui a tasso variabile?

In definitiva non è difficile prevedere che nei mesi a venire, con una stretta monetaria di Francoforte, molti di coloro che hanno mutui a tasso variabile chiederanno la surroga dei contratti cercando di ottenere dei mutui a tasso fisso. Nel breve si pagherà qualcosina di più, ma ci si metterà al sicuro da rincari delle rate frequenti e onerosi.

Il consiglio però è di fare in fretta: più il tempo passa più si corre il rischio di sottoscrivere tassi molto più alti di quelli ora proposti dalle banche.

Fabrizio Lodi

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