Provate ad analizzare i dati degli aumenti degli interessi e delle spese bancarie sui mutui che si registrano da ora e che saliranno ancora a breve, e che non sembrano destinati ad arrestarsi tanto presto.
E c’è qualcuno che ancora si chiede come mai il nostro Paese sia tra quelli con il livello di natalità più bassa tra tutte le nazioni della Vecchia Europa. La risposta ai vostri quesiti è bella che pronta.
A tutto questo unite la crisi economica che incombe, con i rincari energetici, con la benzina diventata un bene di lusso per pochi, con le automobili trasformate in “spauracchi da cui stare lontani”, come quando eravamo bambini.
Mettiamoci, poi, la precarietà del lavoro e quegli stipendi fermi al palo che non hanno certo fatto il paio con il record dell’inflazione e l’aumento del costo della vita. Eccovi allora servito “il succulento menu” di una situazione poco edificante, che si traduce nella palese impossibilità, per le giovani coppie di comprare casa e pensare a qualsiasi progetto di vita a lungo termine.
Mutui da ottenere come montagne impervie da scalare? E se si arriva alla cima si riuscirà a sopravvivere alle fredde intemperie dei pagamenti mensili da sostenere?
Certo, ci fa specie pensare e comprendere che più difficile si fa la situazione media degli italiani, più le banche stringono le maglie, destinando a pochi eletti i privilegi di prestiti e finanziamenti. Ma del resto è facile capire come questa debba per forza essere, vista dalla loro parte, la dura lex sed lex del mercato. Dal momento che gli istituti di credito non possono certo correre rischi di concedere prestiti a chi non sarà in grado di onorarli, più che mai in questa fase in cui, anche chi ieri godeva di un regime di vita per così dire dignitoso, oggi si ritrova classificato suo malgrado come “nuovo povero”.
A marzo, scrive la Banca d’Italia, i tassi sui mutui casa sono “ricomparsi” sopra il tetto del 2%, livello che non registravano da metà 2019. La Banca d’Italia calcola il tasso “taeg” dei nuovi finanziamenti, comprensivo cioè degli oneri accessori. Anche in leggera salita taxi sui nuovi finanziamenti alle imprese.
A marzo erano pari all’1,23% (1,09 a febbraio). La Banca d’Italia indica, nel dettaglio, che i tassi sui prestiti alle PMI (quelli per importi fino a 1 milione) hanno registrato un tasso medio dell’1,78% per marzo mentre i tassi sui nuovi prestiti superiori a 1 milione (per le imprese più grandi) ammontava allo 0,87 per cento. I tassi di interesse sul totale dei depositi in essere ammontavano allo 0,32 per cento (0,31 nel mese precedente).
Stabile lo stock di crediti in sofferenza delle banche concessi a società non finanziarie e famiglie produttrici, quest’ultima definizione che include le ditte individuali, le società semplici e di fatto, produttrici di beni e servizi non finanziari, mercati che danno lavoro fino a 5 persone, è rimasto stabile a marzo rispetto a febbraio.
A marzo lo stock era pari a 27,57 miliardi, dato provvisorio, contro i 27,6 miliardi registrati a febbraio. Il settore delle costruzioni, con crediti deteriorati per oltre 6 miliardi, guida la classifica poco invidiabile della parte dei crediti deteriorati non in grado di tornare in performance come nel passato.
I prestiti del sistema bancario a famiglie e imprese accelerano ancora a marzo. Secondo i dati della Banca d’Italia, i prestiti alle società non finanziarie sono cresciuti dell’1,3% annuo (+1,2% il mese precedente) e quelli alle famiglie del 4% rispetto allo stesso mese del 2021 (+3,8% a febbraio ).
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