Multa con la cacca: Brumotti ha ragione, lo dice anche la Cassazione

Quanto può costare davvero un parcheggio fatto male? Brumotti, con la sua bici e le sue incursioni a Striscia la Notizia, lo mostra ogni volta che piazza una “cacca” finta sul parabrezza di chi si prende la libertà di occupare i posti riservati ai disabili.

Ma dietro quel gesto provocatorio c’è molto più di una semplice denuncia mediatica. La legge parla chiaro, e le conseguenze possono essere molto più serie di una multa o di una figuraccia in TV. Sì, anche un parcheggio può finire in tribunale.

Parcheggio
Multa con la cacca: Brumotti ha ragione, lo dice anche la Cassazione-trading.it

Ti è mai capitato di vedere un’auto in sosta in un posto per disabili, senza contrassegno? O magari di pensare “è solo per un attimo”? Quella sosta veloce, che sembra innocente, può trasformarsi in qualcosa di ben più serio. Non si tratta solo di rispetto, ma di diritti violati.

Brumotti usa l’ironia, ma dietro ai suoi gesti c’è un messaggio potente: chi parcheggia in quegli spazi non solo toglie un’opportunità, ma spesso causa un vero danno. E questo, secondo la Cassazione, può configurarsi addirittura come reato.

Quando parcheggiare diventa un reato: la sentenza che ha fatto scuola

Nel 2017, la Corte di Cassazione  (Cassazione penale il 23 febbraio 2017 n.17.794) ha emesso una sentenza molto chiara: parcheggiare in un posto riservato a una persona disabile può costituire il reato di violenza privata, previsto dall’articolo 610 del Codice penale. Il caso riguardava un automobilista che aveva occupato per ore uno stallo assegnato dal Comune a un cittadino con gravi disabilità, impedendogli di parcheggiare.

Parcheggio disabili
Quando parcheggiare diventa un reato: la sentenza che ha fatto scuola-trading.it

La difesa sosteneva che non si trattasse di un’azione violenta. Ma la Corte non ha avuto dubbi: impedire volontariamente l’uso di uno spazio essenziale per la mobilità di una persona disabile equivale a costringerla a subire un danno. Anche senza contatto fisico, è una forma di prevaricazione.

E non è finita qui: il comportamento era stato tutt’altro che casuale. L’auto era rimasta lì fino a notte fonda, e la Polizia Locale ha dovuto rimuoverla. Questo ha rafforzato l’idea che non si trattasse di una vista, ma di una scelta consapevole.

Il rispetto non è un’opzione: è un dovere

Quei posti riservati non sono un privilegio, ma un’esigenza. Eppure, troppo spesso vengono visti come “posti liberi” per chi ha fretta o non trova parcheggio. Usarli abusivamente è una mancanza di rispetto, ma può anche avere conseguenze penali, come dimostra la sentenza.

Brumotti ci mette la faccia e lo fa con ironia. Ma la legge è più severa di una “cacca” sul cofano: può arrivare una condanna, fino a quattro anni di reclusione. Non è solo una multa. È una questione di giustizia, di civiltà e di empatia.

La prossima volta che vedi un posto riservato, chiediti: “E se servisse a me oa qualcuno che amo?”. A volte basta un pensiero per cambiare comportamento. E per evitare problemi ben più grandi di una semplice sanzione.

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