Morgan Stanley crede che la Fed fermerà il suo percorso di rialzi dei tassi dopo gennaio. Ma il peso delle attuali politiche sta deteriorando la solvibilità dei debiti.
I funzionari del FMI e della Banca Mondiale hanno affermato che il 25% dei mercati emergenti e delle economie in via di sviluppo sono in difficoltà a causa dell’eccessivo debito.
L’inflazione degli Stati Uniti è al momento pari al 7,7% su base annua. Se le stime di Morgan Stanley sono corrette i prezzi al consumo scenderanno sotto della soglia del 2% entro la fine dell’anno prossimo. Una previsione ottimista? Secondo l’istituto finanziario anche la BCE è prossima a interrompere le sue strette monetarie nel primo trimestre nel 2023, una volta portati i tassi dell’area euro al 2,50%.
Il contesto non potrebbe essere migliore per una inversione di tendenza proprio prima che si possa innescare una crisi dei debiti sovrani. I livelli di indebitamento per i paesi a basso e medio reddito arrivano al 60%.Â
È la Cina a rappresentare il 66% dei prestiti dovuti da parte dei creditori.
Non solo essi sono aumentati bruscamente nel 2021, ma è la Cina a rappresentare il 66% dei prestiti dovuti da parte dei creditori. È chiaro come l’equilibrio dei rapporti bilaterali con gli Stati Uniti rappresenti un fattore di stabilità sul piano economico a livello globale. Il debito cinese è quindi un fattore di deterrenza anche per le pretese di egemonia degli Stati Uniti.
Ne è preoccupata e consapevole anche la Banca Mondiale. Il presidente David Malpass, sottolineando la necessità di ridurre il debito dei paesi più poveri ha messo in evidenza il bisogno di creare un’intesa con il gruppo delle 20 principali economie globali. Il fine è partecipare alla riduzione del debito con un quadro di trattamento comune per superarne le ricadute.
Il rapporto annuale della Banca Mondiale sulle statistiche del debito globale, che uscirà il mese prossimo, chiarisce che anche i creditori del settore privato devono partecipare alla riduzione del debito, ha detto Malpass a Reuters in un’intervista venerdì.
Banca Mondiale e Fondo monetario temono l’inflazione e sono preoccupati per il peso di Pechino
Il Gruppo delle 20 principali economie e il Club di Parigi insieme alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale sono diventati sempre più espliciti rispetto la loro frustrazione nei confronti della Cina. Pechino è oggi il più grande creditore bilaterale ufficiale nel mondo, nonché quello del settore privato.
I dati preliminari pubblicati dalla Banca Mondiale di giugno hanno mostrato che lo stock di debito estero dei paesi a basso e medio reddito è aumentato, in media, del 6,9%. Il debito è arrivato nel 2021 a 9,3 trilioni di dollari.
Malpass ha detto che il rapporto sul livello di indebitamento internazionale è preoccupante. “Il rapporto chiarisce che la riduzione del debito deve estendersi ampiamente per includere il settore privato e la Cina”, ha detto Malpass, aggiungendo che la questione complessiva del debito sarà un argomento importante nella prossima riunione dei leader del G20.
“Ci sarà un riconoscimento della gravità del problema “, ha detto Malpass, anche se secondo il banchiere ci potranno essere soluzioni in direzione di un quadro comune per la ristrutturazione del debito. Questi hanno già riguardato alcuni Paesi africani come il Ciad e lo Zambia. Gli shock climatici, gli aumenti dei tassi di interesse e l’inflazione hanno aumentato le pressioni sulle economie che si stanno ancora riprendendo dal Covid.