Il cosiddetto “money muling” induce le vittime a rendersi complici del riciclaggio di denaro. Una truffa che punisce con una multa anche chi ci casca inconsapevolmente.
Ci sarà un ulteriore anno di interregno prima della stretta sui pagamenti in contanti. Il Governo ha ceduto il passo al pressing del Centrodestra, disponendo un ulteriore lasso temporale di 12 mesi prima di abbassare nuovamente il limite, portandolo a 999,99 euro.
Non un dettaglio, visto che su questo tema Palazzo Chigi aveva puntato forte, nell’ottica di una strategia di limitazione alle pratiche illecite. E in base a una logica di vigilanza che aveva messo al primo posto la riduzione dei pagamenti in contanti. Per il momento si resta ai limiti precedenti, ossia i 1.999,99 euro di tetto massimo, in vigore già da alcuni anni. Nel frattempo, il Governo applica come può la lente d’ingrandimento sui movimenti di denaro degli italiani, cercando di individuare non solo eventuali illeciti ma anche i presupposti che potrebbero potenzialmente crearne uno. Una mossa che si servirà di diversi strumenti, a cominciare dalle banche dati che serviranno per un raffronto tra le reali potenzialità economiche dei soggetti e le spese effettuate. Così da determinare se vi siano o meno dei chiarimenti da chiedere in merito a una determinata operazione.
A questo va aggiunta una pandemia che, oltre ad aver avuto un impatto generale sul tessuto economico e lavorativo, ha scoperto il fianco della rete a sistemi sempre più efficaci di truffa. Il che rende piuttosto fattibile incorre in un tranello che, oltre a colpire il diretto interessato, potrebbe addirittura finire per coinvolgerlo. La più classica delle situazioni in cui al danno si aggiunge anche la beffa. La quale, in questo caso, può essere decisamente dura da affrontare. Negli ultimi tempi, infatti, i criminali del web sembrano aver trovato nel cosiddetto “money muling”. Una strategia truffaldina piuttosto efficace, finalizzata al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite. Perlopiù phishing ma anche altre frodi informatiche.
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Il money muling è forse quanto di più vile potesse essere ideato. I criminali, infatti, sfruttano il momento storico difficile e, soprattutto, la necessità di trovare lavoro di moltissimi cittadini. La truffa, infatti, viaggia perlo più sugli annunci online di offerte di lavoro oppure tramite contatti diretti. Si tratta di un vero e proprio “reclutamento”, che finisce per imbrigliare le vittime e far sì che, se scoperta, una pesantissima multa possa arrivare anche a loro. In questi anni, l’Europol ha messo in atto diverse campagne di sensibilizzazione ma anche di contrasto al fenomeno, portando a quasi 2 mila arresti e all’identificazione di almeno 18 mila “muli”, ossia i truffati, reclutati inconsapevolmente e resi strumento del riciclo del denaro e di altri illeciti, come le truffe online o le frodi e-commerce. Attratti da false offerte di lavoro che promettono soldi facili, i malfattori propongono una sorta di mediazione ai reclutati.
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A questi ultimi infatti (soprattutto giovani e giovanissimi fra i 12 e i 21 anni), viene consegnata una somma di denaro (proventi di operazioni illecite) da girare sui conti di truffatori, in cambio di una provvigione sull’operazione effettuata. Naturalmente, le vittime agiscono inconsapevolmente, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Tuttavia, la Legge non è tenera nemmeno con loro. Diventare “muli”, significa incorrere in sanzioni pesanti, come una multa compresa fra 5 mila e 25 mila euro, in quanto di fatto complici del reato di riciclaggio di denaro sporco. La soluzione è non fidarsi di annunci di lavoro che promettono facili guadagni. Un po’ perché, di questi tempi, è oggettivamente impossibile che qualcuno proponga soldi a “buon mercato”. E un po’ per la prudenza che non dovrebbe abbandonarci nemmeno nei momenti peggiori. Cadere nel tranello significherebbe passare da vittime a complici. A quel punto sì che la situazione diventerebbe disperata.
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