Moneta insolita, dal tono all’impatto visivo. Tutto è diverso tranne il concetto principale. Scambio soldi per servizi, per qualcosa di concreto.
Ci sono monete, oggetti che vediamo in pratica come monete che però sfuggono a quell’idea che in qualche modo ci appartiene di esse. Monete che sono appartenute ad epoche diverse e storie e momenti storici completamente diversi da quelli che viviamo noi che sono caratterizzate da tratti ben riconoscibili, definibili. Nel contesto collezionistico però, abbiamo imparato a comprenderlo entra qualsiasi cosa, e quindi anche quella che non è propriamente una moneta di diritto andrà collezionata con tutte le sue varianti e versioni. Un pezzo di storia, altrettanto valido, altrettanto affascinante e non solo.
Il riferimento, qualora non si fosse ancora inteso è tutto al gettone telefonico, un pezzo di storia italiana in effetti. Un oggetto che nell’immaginario di chi ha vissuto determinate epoche voleva dire collegarsi con il resto del mondo anche fuori casa. Una sorta di primordiale approccio alla telefonia immobile, in quel caso però, molto immobile, è il caso di dirlo. Valore, stabilito, almeno nell’ultima parte della sua esistenza, della sua circolazione in 200 lire, questo oggetto ha significato tanto, ma davvero tanto per numerose generazioni. Il gettone telefonico era la chiave per connettersi con chiunque, utilizzando, in questo caso termini moderni.
La prima apparizione del gettone telefonico in quella che potremmo definire vita pubblica risale al 1927. In quella occasione l’azienda antenata di Sip e Telecom, Stipel, lanciò alla Fiera Campionaria di Milano questo innovativo strumento, qualcosa che all’epoca probabilmente fu visto come oggetto quasi misterioso ed assolutamente futuristico. La storia è proseguita nel 1945 con il conio da parte di “Teti” del primo gettone telefonico per apparecchio pubblico, per cosi dire, altra grandissima innovazione. Il resto dei gettoni da noi conosciuti sono stati poi coniati tra il 1959 ed il 1980, in nichel, zinco e rame. Il loro ritiro dalla circolazione è coinciso con il diffondersi dei telefoni cellulari e l’abbandono delle cabine telefoniche e chiaramente con l’arrivo della moneta unica europea.
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Anche il valore nominale di questo oggetto ha subito molte modifiche nel corso degli anni. Nel 1959, infatti il suo valore fu fissato a 30 lire, per poi essere modificato nel 1964, cinque anni dopo in 45 lire. Nel 1972 è la volta del passaggio a 50 lire, con raddoppio a 100 lire nel 1980. Dal 1984 poi, la valutazione di 200 lire, rimasta fino alla fine. Un pezzo di quotidiano insomma, qualcosa presente abitualmente in nelle tasche o nei portamonete degli italiani, oggetto assolutamente immancabile. Qualcosa con il quale abbiamo per anni convissuto e che quasi manca in certe particolari occasioni, proprio per quel significato quasi romantico.
Il valore attuale dei vari esemplari susseguitisi nel corso degli anni poi è altrettanto interessante. Il primo gettone telefonico quello del 1927, oggi in ottime condizioni di conservazione potrebbe valere tra i 60 e gli 85 euro. Il numero 7809, caratteristiche che differenziava le varie versioni, con questo numero ben impresso su una delle due facciate, può valere oggi circa 15 euro, versione del 1978. Tra i 10 ed i 30 euro invece per la versione numero 7607. Ogni singola moneta può differire quindi in quanto a valore da un’altra anche e soprattutto in base a quelle che sono le condizioni di conservazione dello stesso oggetto.
Il valore odierno di quelle che sono le più diffuse versioni numerate di gettoni telefonici alla luce di numerosi fattori è il seguente:
C’è da dire, inoltre che piccoli difetti di conio possono notevolmente alterare il valore di una singola moneta, di un singolo gettone insomma, anche di dieci volte dalla base di partenza. Un pezzo di storia insomma, un pezzo di Italia scalfito per sempre nella mente di chi ha vissuto quegli anni e di chi oggi prova a collezionare questi piccoli ed emozionanti oggetti.
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