Monete che hanno simboleggiato il nostro paese nei momenti forse peggiori, fioriti poi in vere e proprie stagioni della speranza.
Spesso una moneta, è associata senza troppe riflessioni di contorno a ciò che ad oggi conosciamo di un determinato paese. La prima immagine la prima idea, la prima riflessione per l’appunto è quella che forse è considerata la più superficiale. Indagando però, entrando pienamente in quella che può essere la singola storia di una particolare moneta, possiamo renderci conto di quanto quello stesso “pezzo”, quella che di fatto è una vera e proprio testimonianza può dire, può trasmettere, può raccontare senza ovviamente aprire bocca del paese in questione. Il gioco, il mercato, della collezione è forse tutto qui.
Se si parla di Italia non si può che tornare con la mente a ciò che c’era nel nostro paese prima del 2002, anno di entrata in circolazione dell’euro. La Lira, la cara vecchia moneta italiana, ha accompagnato il nostro paese nelle fasi migliori e soprattutto peggiori del novecento e non solo. La moneta della monarchia e poi della repubblica, della dittatura e poi della libertà. La moneta del boom economico e del terrorismo degli anni sessanta e settanta. La moneta di tutti, di ogni colore, bandiera, credo, la bandiera di un paese rialzava la testa dopo ogni caduta, sempre, allo stesso modo, senza mai guardarsi indietro.
Una delle monete, di fatto più pregiate della nostra recente, per modo di dire, storia, è sicuramente la 5 lire definita “Delfino”. Il nome è chiaramente riferito all’immagine che capeggia su una delle due facciate della moneta. Parliamo di un oggetto coniato per la prima volta nel 1951, quindi settant’anni fa. Parliamo di una moneta che ha rappresentato il dopoguerra in tutto e per tutto. La fase in cui dalle macerie si costruiva la nuova Italia, dal nulla tornavano a nascere le fabbriche, i vari contesti lavorativi e gli italiani di conseguenza tornavano a suonare una vita diversa da quella che avevano visto scorrere davanti ai propri occhi nei decenni precedenti.
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La coda piegata del delfino, nell’immagine principale della moneta è una delle caratteristiche più evidenti di questo particolare esemplare. Nonostante tutto però, nonostante anche alcune interessanti versioni riprodotte negli anni sessanta, quella più nota, almeno per fini collezionistici resta quella del 1956. In quel caso, in condizioni perfette, parlando di stato di conservazione, possiamo ipotizzare un valore stimabile intorno agli 8mila euro. Una cifra abbastanza importante se si considera il taglio abbastanza popolare e dalla folta tiratura di quasi tutti gli esemplari della moneta in questione.
Oggi considerare una moneta del genere vuol dire riconoscere a questa stessa moneta il ruolo ed il valore non solo economico che giustamente richiede e detiene. Monete che oggi, ancora, potrebbero trovarsi in casa nostra, chiuse in qualche cassetto, nascoste in un vecchio cappotto, tutto realisticamente possibile. Una moneta che rappresenta la storia del nostro paese e che giustamente occupa un posto altrettanto prestigioso nel pantheon delle monete italiane e non solo.
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