Una moneta che non ha fatto la storia, semplicemente lo è stata. Oggi alcuni esemplari valgono oro.
Ci sono monete che semplicemente non possono essere considerate al pari di altre, monete che ogni cittadino di qualsiasi paese considera per ciò che sono state, per ciò che hanno rappresentato nella vita di ognuno di loro. Per le esperienze che le hanno viste protagoniste e per quello che poi è successo dopo, nel momento in cui quelle stesse monete non hanno più rappresentato ciò che sono stato. Il collezionismo, questo mondo a tratti astratto ma a tratti decisamente strutturato ed organizzato nel migliore dei modi, entra in scena proprio in questo frangente. Quando le luci sembrano spegnersi, ed invece.
Nel caso specifico della nostra vecchia lira, come ben sappiamo ci sono esemplari che letteralmente hanno scritto la storia, monete passata tra monarchia, dittatura, repubblica e quindi libertà. Monete che hanno portato, impressi sulle loro facciate i volti, gli stemmi, le allegorie e gli eventi, in alcuni casi, di una Italia che ormai non esiste più, un paese smarrito nel tempo, perso nella storia al quale sono legati soltanto alcuni ricordi di chi ancora oggi sopravvive, il resto è letteralmente memoria collettiva, storia, cronaca spietata ma assolutamente fedele. Oggi quel pezzo di Italia può avere un valore abbastanza definito.
Nel caso specifico parleremo di una moneta assolutamente eccezionale, la vecchia 10 lire. Moneta che nel corso della sua esperienza ha significato decisamente molto per i cittadini italiani, ma che via via che gli anni passavano ha mestamente lasciato il posto ad altre non irrilevanti “colleghe” di lavoro. Gli ultimi anni della 10 lire, prima del ritiro definitivo dalla circolazione, di fatto avvenuto con l’arrivo dell’Euro, hanno visto infatti una moneta spesso relegata a gettone per ascensori. Una moneta che però, nei suoi anni migliori era destinata alle immagini ed alle celebrazioni più importanti, come spesso accadeva in tempo di monarchia.
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Una delle tante, tra quelle che hanno fatto la storia è la 10 lire coniata nel 1936 definita “Impeto”. Il peso di 10 grammi ed un diametro di 27mm fanno di questa moneta uno dei fiori all’occhiello del patrimonio nazionale. Su un lato il volto di re Vittorio Emanuele III, sull’altro invece lo stemma di casa Savoia, marchio, si potrebbe dire, tutto italiano per numerosi decenni. Una tiratura di circa 600mila pezzi donano a questa moneta una valutazione decisamente non altissima, siamo infatti sui 200 euro. Discorso assolutamente diverso per altre versioni della stessa, di qualche anno dopo.
Tra il 1937 ed il 1941, infatti furono realizzate altre versioni di questa particolare moneta. Tutte furono emesse dalla Zecca di Stato esclusivamente per il piacere dei collezionisti. Mai andate realmente ad infoltire la circolazione delle monete in quegli anni in uso. Parliamo di tirature, per ogni moneta che vanno dai 20 ai 50 esemplari. Gli esempi più importanti considerato il valore che negli anni hanno acquisito queste stesse monete sono i seguenti: 10 lire del 1937 assegnata all’asta per la cifra di 4.392 euro, del 1938 acquistata per 9.200 euro, del 1939 ceduta per la la cifra di 12.980 euro, del 1940 aggiudicata all’asta per 8.050 euro ed infine un esemplare del 1941 valutato la bellezza di 11.210 euro, valutazioni assolutamente eccezionali quindi.
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