Scongiurare un ritardo sull’età pensionabile è possibile. L’Inps illustra ai lavoratori dettagli e modalità per evitare lo scenario.
Tanti i contribuenti che nei mesi scorsi hanno chiesto l’annullamento del saldo e lo stralcio dei contributi, procedura richiamata dall’Inps con la circolare numero 86, all’interno della quale si parla anche delle domande di ripristino della posizione contributiva. Come i più ben ricorderanno le operazioni in questione hanno riguardato gli importi residui fino a mille euro per alcune categorie di contribuenti e lavoratori intenzionati a non incappare ritardi sull’età pensionabile.
A fornire questa possibilità è stato il decreto legge 199 del 2018 e la successiva legge 197 del 2022, con cui si è disposto, per il 30 aprile dello scorso anno, l’annullamento automatico dei debiti nei confronti dell’Agente della riscossione delle amministrazioni statali, degli enti pubblici previdenziali e delle agenzie fiscali – la contrazione del debito doveva rientrare nella finestra temporale compresa tra il 1° gennaio del 2000 e il 31 dicembre del 2015.
In pensione in ritardo? Ripristino contributi e buchi contributivi
Le domande per richiedere il ripristino dei contributi a seguito dell’annullamento del saldo e dello stralcio sono state fatte pervenire all’Inps a novembre dello scorso anno. L’inoltro ha riguardato i lavoratori iscritti alle Gestioni degli artigiani e dei commercianti, i lavoratori agricoli autonomi, i committenti e i liberi professionisti iscritti alla Gestione separata dell’INPS – ognuno con la propria sezione dedicata all’interno del portale ufficiale dell’Istituto di previdenza sociale.
L’obiettivo principale, che oggi appare abbastanza ovvio, era quello di tutelare le posizioni assicurative. Il riconteggio dei debiti stralciati è stato sfruttato principalmente dai contribuenti che non volevano incidere in maniera negativa sul monte contributivo, che influenza direttamente l’età pensionistica. Sono stati presentati importi oggetto di rateizzazione concessa dall’agente della riscossione, di procedimento giudiziale per accertare la fondatezza della pretesa dell’Istituto e di cui ne sia stato intimato il pagamento da parte dell’agente di riscossione.
Per quanto riguarda il 2024, invece, grazie all’ultima Legge di Bilancio i lavoratori appartenenti al sistema contributivo puro (e che lo siano dal 1° gennaio del 1996) potranno colmare i cosiddetti buchi contributivi per un periodo massimo di cinque anni. Parliamo dei periodi non coperti da retribuzione e in questo caso non dovranno essere per forza consecutivi. Per poter accedere all’iniziativa sarà necessaria l’iscrizione all’Assicurazione generale obbligatoria, alla Gestione separata o, in alternativa, a fondi speciali.