Tagli sulle pensioni: se ne parla poco ma dal 2025 si riceverà meno del dovuto, i cittadini sono esausti, tra caro prezzi e pensioni che non permettono di vivere dignitosamente
C’è una frase che sembra continuare a rimbombare nei forum, sui social, in generale nelle vite delle persone: “Mi hanno tagliato la pensione”. È una delle paure più latenti per gli italiani perché arriveremo tutti a quel capolinea, e una volta raggiunto ci accorgeremo di verità che avremmo voluto continuare a nascondere.

Andare in pensione in Italia oltre ad essere una corsa a ostacoli è anche un obiettivo del tutto incerto. Sono anni che il sistema pensionistico fa acqua e più passa il tempo, più la crisi economica influenza le politiche assistenziali di un paese che continua a invecchiare perché non ha la forza economica di garantire un futuro alle nuove leve. “Mi hanno tagliato la pensione, e presto toccherà anche a te” quindi non è una frase del più becero allarmismo, ma è un monito per guardare in faccia una realtà esistente, che tocca tutti.
Chi ha lavorato una vita, versando contributi per decenni, oggi si trova di fronte a un’amara sorpresa: la pensione sarà più bassa del previsto. E se il taglio sembra piccolo sulla carta, nella quotidianità può fare la differenza tra un mese sereno e uno in cui si deve rinunciare a qualcosa.
Chi andrà in pensione nel 2025 perderà di più
A causare questa riduzione è l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione, stabilito dal decreto ministeriale n. 436/2024. In parole più semplici, questo significa che lo stesso montante contributivo genererà una pensione più bassa rispetto agli anni precedenti, quindi sì, parte del proprio assegno pensionistico verrà decurtato ingiustamente.

Facciamo un esempio concreto. Un lavoratore che nel 2024 va in pensione a 67 anni con 400.000 euro di contributi versati, riceve una pensione annua di 22.892 euro. Se quello stesso lavoratore posticipasse di un solo anno il ritiro, nel 2025, riceverebbe 22.432 euro annui. Significa 35 euro in meno al mese.
Forse può sembrare una cifra trascurabile, ma sommata negli anni diventa significativa. E non parliamo solo di cifre, ma di qualità della vita, già messa in forte crisi dal caro prezzi.
Un sistema sempre più severo per chi va in pensione
Il paradosso sta nel fatto che in una società che aumenta i prezzi, lo Stato invece di aiutare la popolazione, nel concreto continua a tagliargli risorse, e capite bene, il taglio sui coefficienti non è l’unico problema. Anche le pensioni anticipate per i lavoratori pubblici subiranno penalizzazioni, e l’età pensionabile continuerà a salire nel 2027 (+3 mesi) e nel 2029 (+2 mesi).
Per chi sperava in un miglioramento, la Legge di Bilancio 2025 porta un piccolo aumento alle pensioni minime, sì, ma è stato solo il contentino sulla punta dell’iceberg perché il suo impatto non è sufficiente a compensare il taglio degli assegni futuri per tutti i cittadini che hanno lavorato una vita, e si aspettavano di poter vivere una vecchiaia in tranquillità.
Inoltre, da questo momento in poi, è iniziata la frattura tra le generazioni: i futuri pensionati dovranno fare molti più sacrifici in vita per ottenere di riflesso molte meno garanzie. Informarsi, pianificare per tempo e, se possibile, valutare forme di previdenza integrativa potrebbero rivelarsi l’unica scelta salvifica per non trovarsi in difficoltà quando sarà il momento di ritirarsi dal lavoro.