Molti investitori ricorrono allo Sharpe Ratio per capire come rapportare il rendimento con il rischio. È un indicatore affidabile?
Se si vogliono ottenere rendimenti più elevati tramite gli investimenti, bisogna anche essere pronti ad affrontare rischi elevati. Non è, però, semplice capire fino a quanto ci si può spingere senza esporsi a pericoli irrimediabili.

In quali casi sarebbe preferibile lasciarsi guidare dalla prudenza? Per orientarsi nell’insidioso mondo finanziario, molti traders si affidano allo Sharpe Ratio, un indicatore RAP (Risk Adjusted Performance), ossia uno strumento che determina il rapporto tra il rischio e il rendimento (detto “rendimento extra“) di un determinato investimento. È stato ideato dal famoso economista statunitense William Sharpe. Scopriamo, dunque, quali sono le peculiarità dell’indice Sharpe, in che modo si calcola e i relativi pro e contro.
Sharpe Ratio: a cosa serve?
Lo Sharpe Ratio è un indicatore che mostra il rendimento extra rispetto al tasso privo di rischio (che in Europa è rappresentato dal tasso dei titoli governativi tedeschi, mentre nel mondo dal tasso dei titoli governativi americani) per ciascuna unità di rischio assunto.

Valutando il rendimento degli assets corretto per il rischio, è in grado di fornire indicazioni più precise ai fini degli investimenti. Si tratta di uno strumento molto utile, se si pensa che ogni trader dovrebbe optare per l’asset che assicura il maggior rendimento con il minor rischio ma, nella realtà, non è facile valutare questi due elementi. Uno delle regole cardine della finanza, infatti, è “maggiore rendimento presuppone l’assunzione di un rischio maggiore“.
La formula per il calcolo dello Sharpe Ratio è la seguente: (rendimento attività- rendimento privo di rischio)/deviazione standard del portafoglio (cioè la volatilità).
Vantaggi e svantaggi dello Sharpe Ratio
Se l’indice Sharpe è pari o superiore a 0,5, significa che l’investimento ha prodotto mezzo punto percentuale per unità di rischio assunto. Per tale motivo, vanno scelti gli asset con Sharpe Ratio più alta. Ma questo elemento non basta, perché l’indice ha una pecca: si fonda su dati storici.
Non è, infatti, possibile stabilire se la volatilità e il rendimento rilevati siano applicabili anche in futuro. La volatilità non è sufficiente per la determinazione del rischio. Questo indicatore, inoltre, non è molto valido per gli asset o i fondi di investimento alternativi. Attenzione, dunque, agli asset che hanno uno Sharpe Ratio negativo, perché non è detto che debbano essere scartati dal portafoglio. In alcuni casi, anzi, potrebbero servire alla diversificazione.
In conclusione, l’indice offre un quadro approfondito dell’andamento storico degli assets, ma non è altrettanto efficace per le previsioni future. Per tale motivo, è sempre necessario richiedere una consulenza finanziaria personalizzata, che tenga conto delle varie opzioni di investimento.