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Economia e Finanza

Dalla pasta al pesce prezzi alle stelle, le aziende finiscono in ginocchio: ecco i settori a rischio

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Stimolati dalle incertezze dovute alla guerra commerciale, i titoli energetici sono particolarmente volatili e l’effetto dei prezzi ricade sui costi di produzione degli alimenti.

La crisi energetica e l’inflazione arrivata alla cifra record del 6,7% pesano sul costo dei prodotti alimentari.

In un anno il prezzo del frumento duro è aumentato del 80%, il frumento tenero è salito del 40% mentre il mais ha subito un rincaro del 38%. Questi valori si scontano sulla pasta che sale secondo Coldiretti del 13%. L’Ucraina è al settimo posto nel mondo per la produzione di grano tenero, utilizzato per fare il pane aumentato del 5,8%.

Per quanto riguarda la maggior parte delle colture agricole ucraine, in particolare il grano, la stagione di semina inizia normalmente all’inizio di marzo e deve essere completata entro la fine di aprile. Molti dei campi agricoli sono stati abbandonati o divenuti il percorso delle forze militari in campo. Prima che la coltivazione possa riprendere in sicurezza potrebbero passare altri mesi e questo comprometterà ulteriormente l’offerta della materia prima.

Mercato italiano degli alimenti; i prodotti più esposti all’inflazione

Il prezzo della farina è in aumento del 10%, segue a ciò il comparto agricolo, influenzato dai costi fissi dovuti ai carburanti. Olio di semi, verdura fresca e burro aumentano rispettivamente del 23,3 e del 17,5% circa.

Per lo stesso motivo aumenta il costo del pescato, per i frutti di mare ad esempio l’incremento è superiore al 10% mentre per il pesce fresco arriva al 7,6%. Più di un azienda agricola su dieci la situazione è particolarmente compromessa tanto da preferire cessare l’attività. In difficoltà anche un terzo del comparto nazionale costretto a lavorare in perdita e cercare di ammortizzare i costi con le prospettive di ricavi futuri. L’incertezza è tale che le aziende non possono correttamente preventivare i costi di produzione data l’impossibilità di prevedere gli esiti economici o la fine dell’attuale guerra commerciale con la Russia.

I prodotti e le aziende del settore alimentare più esposte

L’Ue, come gli altri partner del G7, ha introdotto un mini embargo sulle importazioni di beni essenziali nel settore del ferro e dell’acciaio. Saranno vietati i nuovi investimenti europei per l’esplorazione e la produzione dell’energia e infine, le esportazioni dei beni di lusso. Le ultime sanzioni per la Russia rischiano quindi di pesare per il made in Italy. Mosca ha reagito annunciando il blocco delle esportazioni di zucchero bianco e grezzo fino al 31 agosto e di grano, segale, orzo e mais fino al 30 giugno.

Gasolio, elettricità, ma anche concimi, attrezzi e materiali di imballaggio. Nelle campagne si registrano aumenti dei costi che in alcuni casi portano a raddoppiare il prezzo degli elementi di base della catena del valore alimentare. I concimi e i mangimi aumentano ad esempio rispettivamente del 170 e del 90% che influiscono a cascata sul prezzo finale delle carni e del latte.

Secondo uno studio del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, gli incrementi assoluti dei costi correnti sono in media di oltre 15.700 euro, con punte di oltre 47mila euro per le stalle da latte. Il record spetta però alla carne di pollo aumentata del 8,4%, i cui allevamenti in valore assoluto hanno raggiunto un aumento dei costi di circa 100 mila euro.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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