La prima grave crisi del mercato del gas globalizzato sta minacciando l’Ue e potenzialmente, può mettere in ginocchio interi settori produttivi.
L’Europa si è organizzata e sono cinque le proposte al vaglio che sintetizzano il piano di emergenza per superare il picco dei consumi del prossimo ciclo invernale.
La prima proposta per il risparmio riguarda l’energia elettrica. L’obiettivo è rendere obbligatoria la riduzione del consumo di energia elettrica nelle ore di punta. A questo si affianca l’introduzione di un prezzo massimo imposto all’energia elettrica prodotta da impianti non alimentati dal gas.
La motivazione è semplice; la concorrenza con i prezzi del gas fa si che l’aumento di questi incentivi a un aumento consequenziale di chi produce energia a più basso costo. In parte questo è dovuto all’aumento della domanda per la ricerca di tariffe più convenienti e in parte è dovuto alla speculazione dei produttori. Il tetto al prezzo dell’energia proveniente da fonti alternative compresa quella nucleare dovrebbe essere pari a 200 euro/MWh.
La terza proposta è l’implementazione di una imposta sui profitti straordinari generati dai produttori di gas e petrolio. Al contempo si vuole aiutare con finanziamenti pubblici le società nel settore dei servizi energetici che stanno affrontando problemi di liquidità a causa dell’aumento delle garanzie per i contratti dovuto alla volatilità dei prezzi.
L’ultima proposta, forse la meno intelligente date le potenziali ripercussioni è l’introduzione un price cap al gas russo, accusata di usare a suo vantaggio l’esposizione al mercato russo dell’Ue manipolandone arbitrariamente le forniture e quindi il prezzo.
L’Italia ha dimezzato la dipendenza dal gas russo e gli stoccaggi sono all’85%. Dopo la riunione dei 27 agosto la grande maggioranza degli stati membri ha riconosciuto l’importanza di avere un price cap e per la prima volta viene dato il mandato alla Commissione di elaborare una proposta. Entro la fine di settembre questa sarà pronta per il nuovo Consiglio per l’energia; è probabile che la discussione verta su un taglio uniforme per tutte le forniture di gas, non solo su quello proveniente dalla Russia.
L’idea di un tetto al prezzo del gas, comunque la si intenda è ancora poco chiara. Sara difficile anche qualora riguardasse solo il gas russo. Anche in questo caso è come giocare col fuoco. La risposta della Russia potrebbe comportare la chiusura totale delle forniture, che non passano solo da Nord Stream 1.
Per Vladimir Putin, quella attuale è la condizione ideale, conservare più gas e venderlo a prezzi più elevati. Data la fragilità dell’Ue davanti a questo scenario, ogni minaccia della prospettiva di chiusura non fa che far aumentare il prezzo.
Il principale riferimento dei mercati all’ingrosso e al consumo è il prezzo dei contratti formati sul TTF. Su questo mercato operano produttori di gas, società di stoccaggio, distributori e operatori di rete, oltre a società finanziarie e trader. Tutti questi attori concorrono a formare il prezzo anche con lo scambio di contratti futures.
I futures sul gas, non sono appannaggio dei soli trader ma anche aziende e governi che li utilizzano per risparmiare o proteggersi dal rischio della futura variazione del prezzo. Questo consente loro anche di progettare senza rischi il prezzo dei servizi o la produzione futura. Tuttavia, questo rende l’intero sistema più efficiente lo rende anche più esposto alle speculazioni e alla volatilità del prezzo potenzialmente incontrollata.
Estate calda e tanta aria condizionata, stoccaggi da riempire velocemente per l’inverno e la chiusura straordinaria dei gasdotti hanno creato un’accelerazione del prezzo anomala che non è stata ancora riassorbita. La tempesta perfetta si deve anche all’aumento della domanda cinese che ha toccato nel secondo trimestre del 2021 il record storico per volume di importazioni.
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