Stipendi e salari fermi da 30 anni e in alcuni casi sono diminuiti, la forte tassazione è una causa

L’ISTAT certifica salari orari sono cresciuti dello 0,8% a fronte di un’inflazione al 7,9% nel mese di luglio.

Il mercato del lavoro limitato da precariato e alta tassazione fatica a rimanere elastico alle variazioni delle dinamiche economiche.

salario minimo italia
foto adobe

Le famiglie italiane perdono oltre il 2% della loro capacità di acquisto ogni anno, ma tra il 1990 gli stipendi reali sono mediamente diminuiti del 3%. La situazione italiana è un caso raro se non unico tra le economie avanzate.

Investimenti ridotti e scarsa innovazione creano un mercato del lavoro e lavoratori sempre più poveri; anche per chi è protetto da un contratto nazionale guadagna meno di 9 euro lordi all’ora. Un salario minimo, che oggi spesso non basta a garantire una vita dignitosa a fronte delle ore di lavoro.

I lavoratori sotto la soglia di un salario minimo di almeno 7 euro netti sono 3,3 milioni, ovvero il 23,8% del totale. Meno di 780 euro al mese a cui si affiancano oltre 5 milioni di persone che percepiscono una pensione mensile inferiore a 1000 euro al mese.

Anche per questo motivo l’UE spinge per incentivare una contrattazione collettiva nazionale con un salario che possa arrivare ai livelli adeguati al costo attuale della vita. Dal 2005 al 2021 sono quasi il doppio il numero dei lavoratori con buste paga inferiori ai 1000 euro. Lo scorso anno erano circa 900 mila le persone con un reddito inferiore ai 5000 euro annui; inferiore anche a chi percepisce il reddito di cittadinanza.

I salari non soltanto non aumentano da trent’anni, ma sono addirittura calati

L’Italia, in base agli ultimi dati OCSE, è l’unico paese europeo in cui i salari non soltanto non aumentano da trent’anni, ma sono addirittura calati del 2,9%. Una differenza importante rispetto al +33,7% della Germania e al +31,1% della Francia. Si comprende meglio allora la difficoltà di milioni di famiglie oggi ma anche dell’emigrazione di migliaia di giovani qualificati ogni anno.

I dati raccolti dall’Inps a un salario minimo a 9 euro, mostrano un incremento delle buste paghe del 18,4%. Se invece il salario minimo fosse di 8,5 euro l’incremento sarebbe del 13,4%. Tuttavia bisogna chiedersi quali sono gli effetti complessivi sul sistema economico con l’introduzione per tutti di salario minimo.

È il caso di ricordare un precedente proprio nella storia italiana. 30 anni fa una direttiva simile fu attuata con il nome di “scala mobile”, in relazione alla proprietà di adattare gli stipendi al progressivo aumento del costo della vita. Oggi l’indice al quale sono agganciate le retribuzioni l’Ipca, non tiene conto degli aumenti dei beni energetici, proprio quelli che hanno più inciso sul costo della vita, influendo anche su tutti gli altri prodotti.

La rivalutazione dei salari; la scala mobile estesa a tutti i lavoratori

La scala mobile fu un meccanismo di rivalutazione automatica introdotto nel dicembre del 1945. Inizialmente limitato alle sole Regioni settentrionali, venne poi esteso al resto d’Italia. Naturalmente le condizioni economiche erano totalmente diverse da quelle attuali; il boom economico poteva giustificare una crescita costante dei salari, tutelando il potere d’acquisto dei lavoratori a fronte di un’inflazione connaturata all’economia locale.

La scala mobile aggiornava i prezzi con cadenza trimestrale calcolati su di un paniere di consumi tipico. Nel 1960 l’accordo era esteso alla totalità dei lavoratori e continuò a funzionare fino al 1984 quando venne ridotto drasticamente fino ad arrivare al 1992 quando venne abolito definitivamente. Il meccanismo creava una continua crescita dell’inflazione anche in periodi privi di espansione e limitava il margine di profitto delle imprese.

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