L’embargo del petrolio scatterà il 5 dicembre; l’obbiettivo sarà impedire il finanziamento da parte dei Paesi dell’Unione della Russia tramite il suo acquisto.
Le nuove sanzioni economiche sono una scelta che probabilmente non avrà alcun effetto ne sul breve ne sul medio termine.
La Russia ha potuto avvantaggiarsi nei mesi scorsi degli acquisti della materia prima proprio preventivandone la scarsità futura. Se una parte dell’embargo cominciato dagli Stati Uniti ne ha ridotto i volumi di vendita i profitti sono addirittura aumentati a causa del costo più elevato.
I prezzi saliti a livello record nei mesi estivi sono stati un vantaggio che non sarà facile ora togliere alla Russia. Nel frattempo, l’Ue europea ha dovuto fare i conti col rincaro dei carburanti e dell’inflazione che ha inciso sul declino economico.
Una scelta capestro che porterà ora l’Ue a fingere con l’ultima arma ormai spuntata di poter fermare l’economia russa e quindi la guerra in Ucraina. Nulla di simile per quanto avvenuto con il gas dovrebbe accadere; il petrolio non mancherà e sul suo prezzo il mercato sta scontando i rallentamenti economici globalmente previsti per il prossimo anno.
Il petrolio che arriva dalla Russia ha il vantaggio di avere già un alto livello di raffinazione a differenza di quello che arriverà in sostituzione da altre aree del Mondo. Questo vorrà dire un probabile aumento dei costi di produzione per benzina, gasolio etc. Basteranno le infrastrutture attuali per raffinare il petrolio e assorbire la domanda energetica? Al momento non è dato saperlo. Non ci sarebbe da stupirsi dell’incoerenza degli effetti delle sanzioni a tutto svantaggio dell’Europa sul breve termine.
L’obiettivo della coalizione di Paesi che sostengono la decisione è in parte quello di proporre la propria materia prima fissandone il prezzo fuori dalle quotazioni ufficiali.
Come prende in considerazione l’embargo del petrolio il nostro governo? Nessuna iniziativa sembra essere stata messa in campo; tutta la preoccupazione si riversa sul gas. Il Consiglio dei ministri ha dato l’ok a un emendamento al decreto legge Aiuti-ter introducendo norme per il rafforzamento della “sicurezza degli approvvigionamenti” di gas naturale. Oltre a questo, si mettono in campo 30 miliardi di euro fino al prossimo anno per aiuti a famiglie e imprese contro il caro bollette. Per ulteriori approvvigionamenti nello specifico è stata autorizzata l’estrazione da giacimenti nazionali con capacità sopra i 500 milioni di metri cubi. L’estrazione complessiva è stimata in 15 miliardi di metri cubi sfruttabili nell’arco di 10 anni.
Secondo Giorgia Meloni, “Ci sarà la possibilità di liberare alcune estrazioni di gas italiano, con nuove concessioni, che forniranno da gennaio gas da destinare alle aziende energivore a un prezzo calmierato”. Secondo le idee del premier “per i primi due anni il 75% del gas estratto sarà distribuito a un prezzo calmierato per mettere in sicurezza le nostre aziende. L’intenzione dell’esecutivo Meloni è di raddoppiare nei prossimi anni il gas estratto dal sottosuolo italiano.
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