La Meloni ha vinto l’ultima tornata elettorale. Ci si chiede (con non poche preoccupazioni) come potrebbe cambiare il Paese. Tra i maggiori timori l’ambiente e la crisi climatica.
Cosa racconta il programma di Fratelli d’Italia a riguardo? Tra le tematiche rigassificatori e nucleare.
Il centro destra (molto a destra) ha vinto alle urne, ottenendo così la maggioranza incontrastata. Si spalancano le porte di Camera e Senato.
Le preoccupazioni su quello che potrebbe accadere non sono poche tra quanti siano diversamente schierati. Uno dei timori (fondati) è quello relativo al destino dell’ambiente. Fronti aperti sono quello della sostenibilità e del contenimento della crisi climatica ed energetica.
Vi sono stati partiti che hanno posto nel cuore dei loro programmi e della loro campagna politica la questione ambientale. La coalizione Meloni-Salvini-Berlusconi non ha mostrato invece particolare interesse. Nell’esposizione programmatica in 15 punti condivisa dai tre partiti, del resto, la tematica così attuale e cruciale occupa solo il dodicesimo posto.
Non abbastanza, considerando l’emergenza ambientale e climatica in corso e il bisogno impellente di realizzare strategie nazionali di contrasto al cambiamento climatico. Solamente qualche giorno fa un drammatico esempio di quello che accade: l’alluvione tremendo che ha scosso le Marche e che ha causato dodici vittime. Una dimostrazione della nostra impreparazione ai cambiamenti climatici, una sfida con cui faremo senz’altro i conti nei mesi a seguire.
Ma cosa dobbiamo aspettarci dai veri vincitori di queste elezioni? Di che colore sarà il loro pollice? Ad attendere il nuovo governo vi è la sfida energetica.
Fratelli d’Italia mette sul banco l’idea di diversificare i rifornimenti energetici e di realizzare una strategia per l’autosostentamento energetico, servendosi come meglio possibile delle risorse già disponibili sulla penisola. Questo varrebbe a dire attivare nuovamente i pozzi per il prelievo del gas naturale o addirittura realizzarne di nuovi.
Il partito non scarta l’ipotesi di ricorrere al nucleare “pulito e sicuro”, affidandosi a strutture e complessi di recente generazione, in barba a divieti e pregiudizi. Ci si potrà fidare?
Più che un punto di un programma elettorale sembrerebbe il contenuto di una ricerca scolastica svolta con l’intento di raggiungere la sufficienza. A sua detta, l’ambiente sarebbe una priorità.
Fra i progetti citati, il conseguimento di un programma strategico nazionale di economia circolare per limitare il dispendio di risorse naturali, accrescere i numeri inerenti al riciclo dei rifiuti, moderare i trasporti in discarica, convertire le scorie in energia rinnovabile tramite l’edificazione di strutture innovative e green.
Non è tutto. Altri punti immaginano azioni mirate a tutelare e a salvaguardare la salubrità delle acque marittime e interne. L’idea è quella di rendere maggiormente efficienti le reti idriche per arginare gli sprechi d’acqua. In cantiere vi sarebbe anche un mirato piano straordinario di resilienza dei territori in pericolo dissesto idrogeologico. Non mancano note sulla difesa delle biodiversità con diverse attività ad hoc.
Tante belle idee, idee per l’appunto, un cocktail di frasi fatte e luoghi comuni, proposte vaghe e poco concrete, iniziative dal complesso tasso di attuabilità, argomentazioni riferite più per vincolo morale e pubblico che per una effettiva determinazione. L’urgenza agli occhi di questi signori risiede altrove
Dai programmi di ciascun partito emergono le reali brame dei diversi personaggi politici. Desideri tutt’altro che green.
Le questioni ambientali retrocedono innanzi alle proposte e alle azioni volte a tutelare le imprese italiane e gli interessi economici dello Stato, anche nelle circostanze in cui tali interessi cozzino con l’urgenza di far fronte all’attuale crisi climatica ed energetica.
Basti pensare che nel programma si sia parlato di sostegno senza riserve ai rigassificatori (in primis Piombino), all’inaugurazione di nuove centrali nucleari e di pozzi per il prelievo di gas.
In primis, dunque, imprese e sistema produttivo, con tanto di menzione speciale ai comparti industriali di ardua riconversione, su tutti l’automotive.”
Pertanto la tutela di società e aziende, anche quelle piuttosto e negativamente incidenti sull’ambiente e stentatamente riconvertibili in prospettiva sostenibile, è un dovere che vien prima e oltrepassa quello per l’ambiente. La tutela ambientale, il clima, la salute del pianeta e dei suoi abitanti: tematiche ai margini per i nuovi governatori italiani.
Dulcis in fundo, non è un segreto che la questione della caccia sia tanto cara a FdI, Lega e Forza Italia, nella fattispecie al signor Matteo Salvini, storico protettore della mattanza senza quartiere degli animali.
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