Mazzata sugli stipendi: i lavoratori hanno ragione a lamentarsi

Stipendi, questi lavoratori potrebbero non avere torto nel lamentarsi. Ecco quali sarebbero le ragioni

Oggigiorno, la vita lavorativa può essere assai dura. Ce la mettiamo tutta per mettere soldi da parte, per fare un buon lavoro e avere un certo stipendio a fine mese, ma non sempre gli sforzi vengono ripagati, in termini economici.

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In linea generale, in ogni lavoro ci sono determinate responsabilità cui assolvere. È quindi giusto che la paga e gli aumenti a essa correlati, siano proporzionati. Molti dipendenti si lamentano perché non sono pagati a dovere, e questo va a inficiare la loro situazione economica.

In particolare, c’è una categoria di lavoratori che non avrebbe torto quando afferma che gli stipendi restano identici, con aumenti davvero molto lievi. Come riporta tuttolavoro24, se si osserva la cosa con uno sguardo sull’aritmetica, ci si potrebbe rendere conto di determinati dati che andrebbero a supportare questa ipotesi.

Stipendi, questi lavoratori si lamenterebbero a ragione

A volte gli stipendi possono non essere proprio rappresentativi di una consona retribuzione.

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Il personale scolastico, nel dettaglio, avrebbe ragione di lamentarsi, secondo la suddetta analisi. Gli esperti hanno valutato tutti gli assegni lordi dei cedolini che vanno da gennaio 2019 a gennaio 2025 e preso ad esempio lo stipendio di una maestra elementare.

Stando alle statistiche, dal 2019 al 2025, ci sono stati tutta una serie di assegni che venivano introdotti e poi sparivano, come ad esempio, l’assegno una tantum del 2023.

Nel gennaio 2019, le voci lorde dei compensi mostravano uno stipendio lordo di 1.951,94. Nell’aprile 2019, si introduce l’indennità vacanza per anticipo CCNL 2019-2021, di 7,05 euro al mese. Nel luglio dello stesso anno, l’indennità si eleva dello 0,7%.

Nel luglio 2020, il bonus 80 euro, cresce e passa a euro 100, fino alla riforma fiscale del marzo 2022, in cui il bonus da 100 euro è abolito.

A partire dal gennaio 2023, gli stipendi crescono di 63 euro lordi, che poi sono, effettivamente, 50 euro, per via dell’indennità vacanza contrattuale che è di euro 11,75. Ma non è tutto, perché, al contempo, la Retribuzione Professionale Docenti cresce di dieci euro.

A due mesi dalla sottoscrizione del contratto del 6 dicembre 2022, lo stipendio tabellare avrebbe risucchiato l’assegno perequativo. Questo sparisce e si aggiunge al compenso base, che resta invariato: 1.951,15 euro.

Nel report si legge che, in definitiva, da un compenso lordo di 1.951,94 nel gennaio 2019, si assiste a un aumento di 68,80 euro in sei anni, che giunge a 2.020,74 euro. Ergo, una crescita che sarebbe piuttosto distanze da quanto la politica, avrebbe promesso, quando si sarebbe parlato di un più 360 euro al mese.

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