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Le Marche devastate da un alluvione lampo: i cambiamenti climatici sconvolgono l’Italia, cosa dobbiamo temere?

Un evento temporalesco senza precedenti ha travolto le Marche, rigenerante lo chiamano gli addetti ai lavori.

Un qualcosa di imprevedibile che ha lasciato di stucco autorità competenti e ha colto di sorpresa l’inerme popolazione.

Pixabay

Le vittime di questo tremendo temporale che ha devastato le Marche sono ben dieci. Il tragico bilancio prosegue con 4 persone andate disperse e un’altra cinquantina ferite. Nel marchigiano, specie nelle provincie di Ancona e Pesaro-Urbino, è notte fonda.

Nelle Marche un temporale senza precedenti, non si contano i danni

In diverse località son venuti giù più di 400 mm di pioggia, una quantità che ha dello sbalorditivo pensando che questi son numeri che si raggiungono almeno in 5 mesi.

Un avvenimento che, sebbene le proteste aspre dei sindaci locali che denunciano la mancata segnalazione della protezione civile (era stata comunicata un’allerta gialla), è di problematica previsione.  

Un’idea della situazione ce la illustra il rappresentante della protezione civile, Fabrizio Curcio. Un quantitativo di pioggia inimmaginabile: oltre i 400 mm in alcuni territori, che equivale a dire un terzo dell’acqua che abitualmente vien giù in 365 giorni.

Il temporale autorigenerante V-Shaped

Ma cosa è veramente accaduto nel marchigiano? Gli addetti ai lavori fanno riferimento a quello che nel campo vien definito temporale autorigenerante V-Shaped.

Una circostanza alimentata dalle correnti che dalle alture montuose hanno preso la direzione del mare.  L’espressione trova ragione nella forma a V dell’evento temporalesco, come si può riscontrare osservando il fenomeno satellite. Il chiarimento è parola di Edoardo Ferrara, meteorologo di 3bmeteo.com, il quale prosegue “autorigenerante significa che continuava ad autoalimentarsi stazionando in loco per diverse ore, anziché evolvere e spostarsi di zona come fanno la maggior parte dei temporali comuni”.

Una congiuntura meteorologica che ha luogo in presenza di una serie di condizioni essenziali: convergenza delle correnti d’aria nei bassi strati, che agevola la seguente ascensione delle correnti d’aria verso l’alto (premessa ordinaria per il generarsi della nube temporalesca); requisiti sinottici propizi in quota, nella fattispecie in esame il passaggio di una perturbazione.

Nell’episodio marchigiano fondamentale (in negativo) è stato il celebre ‘Atmosferic River‘, ossia una specie di ‘fiume atmosferico’ che ha condotto aria calda ma principalmente carica di umidità dalle latitudini sub-tropicali dritto sul nostro Paese. L’aria calda e umida rappresenta in effetti l’energia essenziale per le formazioni temporalesche, energia che nella circostanza particolare è stata pompata a profusione in seno alla perturbazione, tramutandosi nel brutale avvenimento meteorologico tra Marche e Umbria.

Per l’esperto anche la conformazione territoriale ha svolto un ruolo nella vicenda: “con il Monte Catria che ha agito come sorta di ‘barriera’, esaltando il blocco e le precipitazioni del temporale autorigenerante”. Un alluvione che non si sarebbe potuto evitare.

Cosa ci aspetta in futuro?

Edoardo Ferrara, meteorologo di 3bmeteo.com, è convinto che prevedere tali episodi sia ancora complesso, sebbene i grandi progressi compiuti dalla modellistica numerica. Vi sono ancora ampi margini di imprevedibilità.

Sebbene sia presto per parlare di trend meteorologico, è lampante come tale evento rappresenti un campanello d’allarme rispetto alle conseguenze preannunciate da tempo da illustri esponenti della scienza relative ai cambiamenti climatici nel nostro Paese.

Siamo innanzi a un episodio fuori dal comune, limitato e che ha provocato un alluvione-rapido che segue un periodo di prolungata siccità. È probabile che un domani poi non così distante possa ripetersi.

Occorre ipotizzare come prossimamente si potranno sì avere minori precipitazioni ma anche quantità di pioggia distribuite in maniera piuttosto concentrata. Quello accaduto nelle Marche potrebbe ripetersi ciclicamente.

Per provare a moderare i danni sarà necessario potenziare l’iter di osservazione e di previsione.

Marco Scarfiglieri

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