Mandare via di casa il convivente: attenzione, la legge è più complessa di quel che credi

Mandare via un convivente potrebbe essere più complesso di quanto si pensi. Scopriamo più nel dettaglio cosa dice la legge, in proposito. 

A volte, una relazione sembra essere meravigliosa, soprattutto agli inizi, quando la conoscenza non è ancora profonda. Quando si decide di convivere, spuntano i primi screzi, le prime differenze, e può capitare che ci si accorga, che la situazione non possa più andare avanti.

coppia che litiga
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Non tutte le convivenze e di conseguenza le relazioni finiscono con i due partner che restano in buoni rapporti, e se uno dei due non vuole andar via di casa, non è facile mandarlo/a via. La legge può aiutare a far luce su una situazione tanto complessa, e chiarire come bisogna muoversi in un ambito che può portare conseguenze anche spiacevoli, in taluni casi.

Spesso ci si domanda, infatti, che cosa fare e sicuramente rivolgersi a un legale appare sempre la soluzione migliore. Ma conoscere la legge, aiuta anche a procedere in modo più spedito, grazie alla conoscenza di diritti e doveri, in caso di convivenza.

Mandare via il convivente dalla propria abitazione: come si esprime la legge, in merito

Analizziamo, dunque, addentrandoci più nei dettagli, che cosa dice la legge in merito. Partiamo dall’art. 614 del Codice Penale.

avvocato lavora a caso conviventi
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Si tratta di un articolo che esplica come si configura il reato di violazione di domicilio. Esso, infatti, occorre nel momento in cui qualcuno si introduca o resti in una casa altrui contro la volontà del padrone. Questa “invasione“, può portare a sanzioni di tipo penale. Mandar via un convivente implica che le procedure legali, tuttavia, vengano rispettate o si commetterà violazione di domicilio.

C’è poi la legge 76/2016, che si occupa di unioni civili e convivenze di fatto, e che prevede delle mirate tutele per conviventi. L’art. 59 di questa norma, chiarisce che quando si termina di convivere, gli oneri di forma devono essere rispettati.

Esistono poi articoli 342 bis e 342 ter, che si occupano di regolare i casi di violenza domestica e il giudice può decidere di mandar via un convivente violento dalla casa di famiglia.

Se un convivente non intende andar via di casa quando la relazione volge alla conclusione, si può far pervenire una comunicazione ufficiale in cui si intima all’ex di lasciare l’abitazione entro un minimo di 60 giorni.

Naturalmente, prima di ricorrere agli avvocati, sempre bene quantomeno tentare una mediazione familiare, accordandosi pacificamente. Se non si trova un’intesa, toccherà contattare un legale e dimostrare che la relazione è terminata, con prove che lo documentino.

Quando si convive, il partner a cui non appartiene l’immobile, è detentore qualificato, con tutele da parte della legge. Se la relazione finisce, l’ex si converte in “ospite non desiderato“.

Non si può, tuttavia, cacciare il partner da un giorno all’altro, ma ci vuole un significativo preavviso, dando il tempo di trovare altra sistemazione.

Mandare via il partner senza rispettare le regole stabilite dalla legge, potrebbe costare il reato di violazione di domicilio. Se lo si manda via con violenza o clandestinamente, questi potrebbe far causa per riprendere possesso della casa.

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