Una lettera dell’INPS, qualche parola difficile da capire, e all’improvviso il timore di perdere tutto. Può davvero bastare una semplice dimenticanza per dire addio all’unico aiuto economico che permette di arrivare a fine mese?
È successo a Pasquale, Egidio e Luigi, tre uomini in età avanzata che si sono trovati, senza preavviso, con l’assegno sociale sospeso. Una situazione che ha dell’incredibile, ma che è più comune di quanto si pensi.
Pasquale ha 71 anni e vive solo da quando sua moglie è mancata. Per lui, quei 538 euro al mese sono l’unico sostegno vero. Quando ha ricevuto la raccomandata, non ci ha capito molto. Ha letto “redditi 2020” e “revoca”, poi ha lasciato perdere. Egidio, 69 anni, a Torino, ha pensato a un errore. “Ma se io non ho nulla da dichiarare!”, ha esclamato. E invece anche lui era finito nella lista dei segnalati. Luigi, 73 anni, vive con la sorella invalida a Bari. Anche lui ha ricevuto la lettera: se non avesse agito in tempo, avrebbe perso tutto.
Tutti e tre avevano ignorato una cosa fondamentale: ogni anno bisogna comunicare i propri redditi all’INPS, anche se non sono cambiati. Senza questa comunicazione, l’assegno sociale viene sospeso. E se si resta fermi, si arriva alla revoca definitiva.
L’assegno sociale, oggi pari a 538,69 euro al mese per tredici mensilità, è rivolto agli over 67 in difficoltà economiche. Il limite di reddito è 7.002,97 euro annui per chi vive solo e 14.005,94 euro se coniugato. Chi rientra in questi parametri può ricevere l’intero importo. Ma anche un piccolo errore o una mancata comunicazione può fare danni enormi.
Nel 2025, l’INPS ha inviato un messaggio (1173/2025) per avvisare chi non ha ancora comunicato i redditi del 2020. Tantissimi beneficiari rischiano la sospensione. L’unico modo valido per aggiornare i dati è tramite il sito dell’INPS, accedendo con SPID, CIE o CNS, oppure affidandosi a Caf o patronati. Nessun altro canale è accettato: mail, telefono, raccomandate e Pec non servono.
Pasquale, Egidio e Luigi ce l’hanno fatta per un soffio. Sono riusciti a mettersi in regola grazie all’aiuto di un patronato. Ma hanno dovuto affrontare giorni di ansia e confusione. Il problema è che in molti non sanno nemmeno di dover fare questa comunicazione. E l’INPS, quando agisce, lo fa in modo automatico.
C’è poi un altro aspetto che può far perdere l’assegno sociale: il soggiorno all’estero. Se il titolare si assenta dall’Italia per più di 29 giorni consecutivi, l’assegno viene sospeso. Se resta fuori per oltre un anno, la revoca è definitiva. Vale anche per chi si sposta per motivi di salute o per visitare la famiglia.
Il rischio, insomma, è concreto. Chi vive con l’assegno sociale non può permettersi distrazioni. Ma quanto sarebbe più semplice se le regole fossero spiegate con chiarezza, senza lasciare le persone sole davanti a scadenze e procedure digitali?
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