L’Europa apre piatta: la UE potrebbe frenare i tanti soldi che investiamo nella borsa USA?
Mercati finanziari piatti, continua a sentirsi protagonista il timore della guerra dei dazi, le possibilità di risposta da parte dell’UE
L’apertura delle borse europee è poco convincente. Milano ha segnato una lieve positività, ma in generale si confermerebbe un’apertura piatta. Il mercato sembra continuare a focalizzarsi sulle possibili ricadute economiche delle scelte del presidente Usa, Donald Trump, per quanto riguarda la questione dazi. Questi sono gli indici di apertura delle borse europee di oggi 17 febbraio 2025:
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FTSE MIB (Milano): +0,05%
DAX (Francoforte): +0,34%
CAC 40 (Parigi): +0,03%
FTSE 100 (Londra): +0,2%
Wall Street chiusa per il President’s Day. Il dollaro si presenta debole sia nei confronti dell’euro, sia nei confronti dello yen. Alle 10 verrà pubblicato il dato sulla bilancia commerciale del mese di dicembre italiano. Senza dimenticare la riunione dell’Eurogruppo, a cui partecipano la presidente della Bce, Christine Lagarde, e il membro del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, Piero Cipollone.
Alle 12 c’è invece forte attesa per il discorso di Joachim Nagel, presidente della Bundesbank e membro del consiglio direttivo della Bce. Per quanto riguarda invece il lato Fed, alle 15:30 parla Harker e alle 16:20 Bowman. Sì dà poi il via al collocamento del Btp Più: a partire da oggi, 17 febbraio, fino a venerdì, salvo chiusura anticipata, il Tesoro offrirà il titolo dedicato al retail, ultimo nato nella famiglia dei Btp Valore.
Il dato più terrificante per l’UE rimane la possibilità di aprire guerra di dazi con l’America degli Stati Uniti. Si parla di una prospettiva pessimista la quale proporrebbe un 20% in più su tutto l’import UE. Il Financial Times ieri ha riferito che la Commissione Europea avrebbe pensato a limiti severi sull’importazione di alcuni alimenti prodotti secondo standard diversi, nel tentativo di proteggere i propri agricoltori: una sorta di prima eco alla politica commerciale di Trump. In un contesto così teso ci siamo chiesti quali potrebbero essere i risvolti europei di risposta a un’eventuale guerra di dazi: ci sono diversi scenari possibili.
Le possibili azioni di risposta da parte dell’UE alla guerra di dazi, il gioco in difesa e le sue principali dinamiche
L’Unione Europea potrebbe valutare strategie per contenere il flusso di capitali verso la Borsa statunitense. Sappiamo bene, infatti, che Wall Street gioca un ruolo centrale nei mercati finanziari globali, con un numero ingente di multinazionali del tech, colossi sui quali investire da tutto il mondo. Ed è proprio ciò che si trovano spesso a fare gli investitori europei: prendere il proprio capitale e dividerlo su aziende con crescite sicure (come il colosso Apple ad esempio).
Le possibili azioni di risposta da parte dell’UE alla guerra di dazi, il gioco in difesa e le sue principali dinamiche -trading.it
Il rivolgersi a Wall Street piuttosto che ai mercati domestici è una delle prime cause della sicurezza del presidenzialismo trumpiano: gli USA sanno che giocano un ruolo fondamentale sui mercati finanziari e, in questo senso, si sentono legittimati ad imporre le loro logiche geopolitiche sugli altri. È ora che l’Europa, investitori in primis, ripensino alle proprie strategie di guadagno, preferendo il gioco in casa.
Bruxelles infatti teme un indebolimento della competitività dei propri mercati finanziari e un crescente squilibrio economico. Per questo motivo, sono al vaglio diverse misure per trattenere i capitali all’interno del continente e incentivare gli investimenti nei mercati europei.
Ecco alcune delle possibili misure che potrebbero essere adottate e le relative implicazioni:
1. Tassazione sulle transazioni finanziarie estere
Una delle opzioni più discusse è l’introduzione di una tassa sulle transazioni verso mercati non appartenenti all’UE, simile alla Tobin Tax.
1. Tassazione sulle transazioni finanziarie estere -trading.it
Questa misura aumenterebbe il costo degli investimenti esteri, rendendoli meno attraenti rispetto agli investimenti interni, disincentivando l’uscita di capitali. I rischi sarebbero una possibile riduzione di liquidità nei mercati finanziari europei, e la possibilità di ampliare flussi di capitali verso piattaforme offshore.
2. Incentivi fiscali per investimenti domestici
L’UE potrebbe poi introdurre agevolazioni fiscali per chi investe in asset europei, come detrazioni fiscali su investimenti in azioni quotate nei mercati UE, fondi europei regolamentati (ELTIF) o settori strategici come la transizione ecologica e il digitale. Ciò favorirebbe la crescita economica interna, stimolando anche gli investimenti delle aziende europee, attirando così l’attenzione da nuovi investitori istituzionali. Non è detto che diventi un’opzione risolutiva, in quanto il mercato tech americano potrebbe risultare sempre più attraente rispetto agli incentivi UE. A ciò si aggiunge anche il rischio di forzare il mercato creando distorsioni con concentrazioni eccessive di capitale su determinati settori protagonisti degli incentivi.
3. Misure di trasparenza e reporting rafforzato
Un’altra possibilità di risposta UE sarebbe quella di rafforzare gli obblighi di trasparenza e reporting per gli investitori che operano nei mercati esteri. Attraverso l’evoluzione della normativa MiFID III e la revisione di DAC8, ad esempio si potrebbe imporre la dichiarazione dettagliata degli investimenti fuori dall’UE. In modo da avere un maggiore controllo sui flussi di capitale in uscita e anche una maggiore consapevolezza da parte degli investitori.
4. Controlli macroprudenziali
Un’altra opzione UE, ancora, sarebbe quella di richiedere alle istituzioni finanziarie europee di mantenere riserve di capitale più elevate per investimenti nei mercati extra-UE, aumentando il costo operativo di tali operazioni.
5. Restrizioni settoriali o geopolitiche
Ancora, rimane la possibilità di limitare gli investimenti in settori strategici o in Paesi considerati fiscalmente aggressivi. Un’idea sarebbe quella di introdurre una sorta di blacklist che impedisca investimenti diretti in determinati asset o settori.
6. Educazione finanziaria e campagne informative
Un’azione meno restrittiva ma comunque efficace potrebbe essere la promozione di campagne di educazione finanziaria, per sensibilizzare gli investitori sui rischi legati all’eccessiva esposizione ai mercati extra-UE.
Claudia Manildo
Giornalista pubblicista e content editor, sono laureata all'Università di Siena in Comunicazione e all'Università di Parma in Giornalismo e Cultura Editoriale. Scrivere, oltre che un lavoro, è una missione quotidiana. Sono editor e correttore bozze freelance e nel tempo libero recensisco libri. Appassionata di sociologia e di interazione uomo-macchina, nel 2022 ho pubblicato il mio primo saggio per deComporre Edizioni.