I conti in banca spesso non rendono quasi nulla. Ma ora addirittura alcuni istituti bancari, come Fineco, potrebbero scegliere di chiudere o disincentivare il deposito di cifre troppo elevate. Vediamo il perché…
Un serio rischio sta mettendo in fibrillazione i clienti dei conti correnti delle filiali Fineco. Potrebbe loro arrivare a giorni una lettera della stessa banca che, comunica che il suo conto potrebbe essere chiuso, “sic et nunc”. A chiunque arrivasse una lettera simile prenderebbe sicuramente una forte fibrillazione cardiaca. Ma come è possibile una cosa simile? La banca potrebbe avvalersi del diritto di recesso unilaterale. Vediamo di cosa si tratta
Il diritto di recesso è un istituto che non trova una disciplina unitaria all’interno del codice o nelle leggi complementari. La definizione è stata ricavata dalla dottrina, ma gli effetti e i presupposti variano in relazione all’ambito in cui si manifesta. Si tratta di un negozio unilaterale, che trova il proprio riconoscimento normativo all’articolo 1373 del codice civile, che stabilisce: “Se a una delle parti è attribuita la facoltà di recedere dal contratto, tale facoltà può essere esercitata finché il contratto non abbia avuto un principio di esecuzione. Nei contratti a esecuzione continuata o periodica, tale facoltà può essere esercitata anche successivamente, ma il recesso non ha effetto per le prestazioni già eseguite o in corso di esecuzione. Qualora sia stata stipulata la prestazione di un corrispettivo per il recesso, questo ha effetto quando la prestazione è eseguita. È salvo in ogni caso il patto contrario”.
L’articolo disciplina innanzi tutto la differente relazione dell’istituto in relazione ai contratti di durata o a esecuzione istantanea: si presta senz’altro più ai primi che ai secondi. Quanto ai contratti ad esecuzione istantanea è lo stesso legislatore a stabilirne i limiti: il contratto ad esecuzione istantanea non deve avere avuto principio di esecuzione. Il motivo della suddetta limitazione è presto detto: laddove il contratto ad esecuzione istantanea abbia avuto esecuzione il contratto avrebbe già esplicato integralmente i propri effetti.
Fineco afferma che nel corso dello scorso anno l’Euribor ha proseguito la discesa e sulla scadenza a un mese è arrivato al -0,553 per cento nel mese di febbraio, con la prospettiva che la risalita non avvenga in tempi brevi. La politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) renderebbe onerosa la gestione della liquidità, specie depositata sui conti correnti.
Il rischio di una chiusura potrebbe riguardare i conti superiori a 100mila euro dei clienti che non abbiano richiesto e utilizzato altri tipi di gestione di risparmio della banca o di prodotti d’investimento oppure che non abbiano usufruito di prestiti messi a disposizione dalla stessa. Se è vero che la prospettiva riguarda un numero relativamente piccolo di clienti di Fineco, l’annuncio è destinato a smuovere il mercato del risparmio del nostro Paese.
Ma per capire cosa stia succedendo davvero occorre tirare in ballo la BCE. Da anni la Banca Centrale Europea impone tassi negativi sui depositi overnight, attualmente al -0,50 per cento. Questo significa che gli eccessi di liquidità delle banche che sono nell’Eurozona, depositati in Germania, precisamente a Francoforte, vengono tassati anziché produrre interessi a favore dei depositanti. In teoria il provvedimento dovrebbe spingere gli istituti di credito a prestare più soldi alla clientela, operazione che stimolerebbe la crescita economica e i prezzi al consumo. Ma tale effetto teorizzato non ha trovato l’applicazione auspicata. In soldoni: non è salito il numero delle persone che hanno fatto richiesta di prestati.
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Non avendo clienti a chi prestare i soldi raccolti, le banche finirebbero per doverlo parcheggiare proprio alla BCE, subendo la suddetta stangata. Da qui nasce la decisione di Fineco di disincentivare l’apertura e il mantenimento di conti correnti che abbiano troppa liquidità. Sul piano pratico il cliente avrebbe comunque alternative immediate per evitare di vedersi chiuso il conto: potrebbe investire una parte dei suoi denari in un qualsiasi prodotto erogato dalla stessa Fineco stessa oppure deviare parte della liquidità su un conto deposito, o ancora potrebbe aprirne un altro in un’ altra banca, nel quale fare confluire la liquidità superiore ai 100 mila euro.
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