I risultati trimestrali di Renault hanno pesato negativamente sul record positivo della casa automobilistica. La società ha registrato un calo dei ricavi e delle vendite rispettivamente del 2,7 e 17%.
Il totale di veicoli venduti per Renault è un record negativo: 552 mila esemplari, la cifra più bassa mai registrata dal 2009 all’apice della crisi finanziaria globale.
Un risultato positivo è invece l’aumento nelle vendite dei veicoli elettrici che segna un incremento del 13%. Renault continua a perseguire i suoi obiettivi di razionalizzazione dei prodotti e i risultati possono compensare in parte il trend negativo del comparto tradizionale. Nonostante il successo e il futuro da protagonista dell’auto elettrica in Europa, puntare solo su questa in Italia e in Europa vuol dire mettere a rischio milioni di posti di lavoro e creare una forte dipendenza dalla Cina.
In Italia le aziende dell’automobile rappresentano il 7% del Pil. In tutto l’indotto le imprese coinvolte sono 6 mila per 300 mila posti di lavoro, con un gettito fiscale di 77 milioni all’anno. Per quanto riguarda l’auto elettrica, mancano le materie prime per le batterie: litio e nichel. Con uno sbilanciamento su questo tipo di mercato dipenderemo inoltre da componenti che arrivano comunque dall’Asia, in particolare Cina e Taiwan.
In poche parole, non è possibile affrontare la transizione ecologica senza avere un chiaro piano che metta in sicurezza l’industria italiana ed europea. Dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa in Ucraina, il titolo Renaul ha perso il 27,21%. Neanche a dirlo il gruppo francese è, nel settore, uno dei più esposti in Russia. I ricavi dal Paese sono calati del 16% e le auto vendute sono diminuite più di un terzo.
Renault fa anche sapere le sue stime sugli effetti delle interruzioni nelle catene di approvvigionamento. Un impatto negativo pari a circa 300 mila veicoli quest’anno. La società si è detta, però, soddisfatta dei miglioramenti dei prezzi e del portafoglio vendite. Questi dovrebbero alleviare le preoccupazioni sui costi e il livello di ordini in Europa, rendendo sostenibile l’attuale situazione nel breve periodo.
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