La legge 104 prevede la possibilità di usufruire di permessi retribuiti, ma occhio a non abusarne. Che cosa si rischia?
La legge 104 include una serie di benefici ed agevolazioni per i disabili e per i loro familiari. Ma abusarne può comportare la legittimità del licenziamento, come recentemente chiarito dalla Suprema Corte.
La legge 104 consiste nella principale fonte normativa che assegna benefici fiscali, economici e lavorativi ai portatori di handicap. Si tratta di una legge ideata per proteggere e promuovere i diritti, l’integrazione sociale e lavorativa delle persone disabili – ma anche dei loro familiari, che se ne occupano e li assistono.
Ebbene, secondo una recente pronuncia della Corte di Cassazione, è da ritenersi legittimo il licenziamento del dipendente che abusa della legge 104. Infatti, laddove il lavoratore usi lo strumento per svolgere pratiche personali che nulla hanno a che fare con la disabilità e con l’assistenza ad una persona con handicap, viene minato il rapporto di fiducia che lega lavoratore ed azienda. Ciò è alla base della legittimità del recesso, e dunque del licenziamento. Vediamo più da vicino i contenuti della vicenda e di quanto affermato dalla Suprema Corte.
Licenziamento e legge 104: il caso concreto
La pronuncia da parte della Corte di Cassazione è giunta al termine di un iter giudiziario che, dopo il primo e il secondo grado, è proseguito con un ricorso contro la sentenza della Corte di Appello la quale – nel ribaltare la decisione del tribunale – aveva considerato l’abuso legge 104, da parte di un lavoratore, tale da deteriorare il rapporto di fiducia con l’azienda.
Nel corso del procedimento era emerso che alcune ore di permessi legge 104 (4 ore e mezza su 32) erano stati utilizzati per lo svolgimento di faccende private e, se il giudice di primo grado avevo ritenuto la violazione non così grave dal legittimare il recesso, di diverso avviso è stato il giudice di appello. Egli infatti decise per la convalida del licenziamento del dipendente. L’orientamento è stato poi confermato in Cassazione.
Alla luce di quanto nell’ordinanza n. 16973 del 2022, la Corte rimarca un significativo concetto in tema di permessi di cui alla legge 104. In particolare, l’assistenza al disabile include:
- le attività di assistenza diretta allo stesso;
- lo svolgimento di pratiche amministrative e burocratiche che altrimenti il disabile non potrebbe compiere da solo.
Da questo campo di attività, restano dunque fuori le attività personali che, se svolte durante i permessi legge 104, costituiscono abuso e vanno dunque ad incrinare il rapporto di fiducia con l’azienda.
La decisione della Corte chiarisce ogni dubbio
La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione in modo dettagliato e, in particolare, emerge che:
- il permesso legge 104 è assegnato al lavoratore in ragione dell’assistenza al disabile e in rapporto causale diretto con essa, senza che sia al contempo ammesso l’utilizzo dei permessi in funzione meramente compensativa delle energie impiegate dal dipendente per detta assistenza;
- il comportamento del dipendente che usa questo beneficio per esigenze differenti comporta l’abuso del diritto e viola i principi di correttezza e buona fede in ambito lavorativo.
Nel caso concreto, l’assistenza al disabile include anche il disbrigo di pratiche amministrative e burocratiche per questa persona. Nel caso valutato dalla Corte, invece, è stato acclarato che il dipendente ha sfruttato quattro ore e mezzo di permessi riconosciuti per svolgere funzioni di assistenza alla madre, e per attività non connesse in alcun modo con le necessità del soggetto disabile. Ecco perché deve concludersi che il licenziamento nei confronti di colui che abusa della legge 104, è da ritenersi legittimo e giustificato dalla rottura del rapporto di fiducia.