Legge 104: come usare e soprattutto come non usare i permessi retribuiti: una nuova sentenza cambia le carte in tavola.
Torniamo a parlare di permessi retribuiti con la Legge 104 perché c’è un nuovo caso che farà giurisprudenza. Cosa si può realmente fare durante le ore di assenza dal lavoro per assistere la persona disabile o malata.

Una sentenza che introduce un’interpretazione più flessibile della Legge 104 dove viene riconosciuto che quando si parla di assistenza non si fa riferimento solo alle ore di permesso ottenuto dal datore di lavoro, ma anche alla capacità del caregiver di rispondere a tutte le necessità del familiare, comprese quelle pratiche. Tutto nasce da una vicenda e uno scontro tra lavoratore e azienda che vede protagonista l’autista di un’azienda di trasporti pubblici.
L’uomo era stato licenziato con l’accusa di aver utilizzato in modo improprio i permessi retribuiti previsti dalla Legge 104. L’azienda ha motivato la sua decisione affermando che durante le ore di permesso, invece di dedicarsi esclusivamente all’assistenza del familiare disabile, l’autista avesse svolto commissioni personali, come fare la spesa. ma la Corte d’Appello non la pensa così.
Permessi Legge 104: la sentenza che cambia le carte in tavola
Fino ad oggi abbiamo sentito dire che se un caregiver usa le ore di permesso retribuito per fare cose personali o, peggio, per lavorare in modo autonomo, il licenziamento del datore di lavoro è legittimo. E la regola non cambia. Ma c’è una maggiore flessibilità dopo che si è espresso un Tribunale.

La Corte d’Appello ha cancellato il licenziamento e ha condannato l’azienda di trasporti a risarcire l’autista con 50.000 euro. La motivazione della sentenza che di fatto rivoluziona un po’ tutto, stabilisce che non conta unicamente la quantità di ore dedicate all’assistenza, ma anche la qualità del tempo impiegato. Di conseguenza, brevi commissioni o necessità personali del caregiver, funzionali però al benessere generale del familiare assistito (la spesa sicuramente), non configurano automaticamente un abuso della legge.
La sentenza di fatto sottolinea che la Legge 104 deve supportare l’assistenza globale al disabile, riconoscendo che il caregiver ha anche esigenze pratiche legate a tale compito. Attenzione a quanto segue: non è necessario rimanere rigidamente al capezzale del familiare durante tutte le ore di permesso. Ovviamente è importante che le attività svolte durante i permessi siano riconducibili o utili al benessere del familiare assistito. Fare la spesa per la casa in cui vive la persona disabile, recarsi in farmacia per acquistare farmaci necessari o sbrigare pratiche burocratiche legate alla sua assistenza rientrano nella logica di assistenza a 360 gradi. Ma c’è un’altra novità.
Il Tribunale di Milano si è espresso sui trasferimenti di lavoratori che beneficiano della Legge 104 in quanto prestano assistenza a un familiare disabile. La sentenza chiarisce che il trasferimento di un caregiver non è automaticamente illegittimo, ma può essere considerato legittimo se sussistono “giustificati” motivi da parte del datore di lavoro che dovrà necessariamente dimostrare che il trasferimento è necessario per esigenze aziendali importanti.