Sistema previdenziale, ricalcolo, l’anno in arrivo, e tanto altro. Nell’ambito delle pensioni che scattano a 1000 euro al mese, bisogna fare il punto della situazione per non rischiare di perdersi. La normativa del 2025 mette in gioco delle novità che piacciono ad alcuni cittadini, mentre per altri ci potrebbe essere una forte delusione. Analisi della legge e di come ottenere il massimo dei benefici possibili.
C’è un metodo per arrivare all’importo desiderato, se le pensioni scattano a 1000 euro al mese, la corsa al beneficio, è più che comprensibile. Ad oggi, vivere con la somme maggiormente erogate, non è poi così fattibile. L’aumento del livello dei prezzi non ha avuto di contro né una stabilizzazione lavorativa, né tantomeno un aggiustamento in termini di importo sia per salari che pe pensioni. Insomma, a stare bene in questa fase storica, sono molto pochi.
Persino coloro i quali paiono “star al massimo”, perché possono permettersi un certo tenore di vita, in realtà anche loro hanno leggermente stretto la cinghia facendo qualche passo indietro. Per cui bisogna aver chiaro che la manovra in questione non è per tutti, ma chi può conquistarla deve compiere le giuste mosse per risollevare le proprie sorti.
Se le pensioni scattano a 1000 euro, come intervenire per non perdere soldi?
Non solo una promessa elettorale portata avanti da Forza Italia, la quale ha sempre affermato di voler far lievitare le pensioni minime a 1000 euro, ma anche una condizione di fattibilità. Non è un miraggio, si può consolidare questo obiettivo, ma c’è di più. Bisogna tenere conto dei coefficienti di trasformazione che son variati, e con essi l’importo totale, subisce altrettante modifiche.
Da dove partire per comprender le novità dell’anno in arrivo? Il 2025 giunge con sorprese che allietano alcuni pensionati. Quindi, se all’inizio si parlava di aumenti di qualche euro per il tasso di inflazione corrente, ad oggi il Ministero del Lavoro ha dato spazio a nuove regole nel calcolo delle pensioni, fino a permettere di arrivare alla tanto desiderata cifra.
I coefficienti sono grandi protagonisti, e sono questi che ogni due anni variano, e possono essere più o meno favorevoli. Ciò dipende in relazione all’aspettativa di vita della popolazione. Più questa sale, maggiormente sfavorevoli sono questi parametri funzionali al calcolo previdenziale. Questo perché se cresce l’età lo Stato deve abbassare gli importi, poiché dovrà garantire l’istituto per un periodo maggiore di tempo, e senza risorse, come fa?
Il biennio 2025-2026 è quello del settimo aggiornamento, e solo dopo la pandemia erano diventati più favorevoli. Quindi, da gennaio non ci saranno condizioni proprio “facili”, ma l’obiettivo si può comunque raggiungere. Come? Dipende a che sistema fa riferimento. Se un soggetto entra in pensione del 2025 e aveva versato dopo il ’95, allora ha a che fare con il contributivo.
Se invece ha pagato i contributi dopo il suddetto anno, allora riceve il trattamento del retributivo fino al ’95, ma a partire da questo anno subentrerà anche per lui il calcolo del contributivo. In sostanza, chi è in quest’ultima condizione parrebbe avvantaggiato dal mix dei due sistemi.
Ci sono persino casi in cui chi nel ’95 aveva già 18 anni o più di contributi, e può ottenere il trattamento del retributivo fino al 2011. I coefficienti entrano in gioco solo nel contributivo, per questo tale sistema ha meno benefici. Come avviene il calcolo?
Chi va in pensione a dicembre 2024 con 67 anni ha un coefficiente del 5,723%. Ma se entra in pensione a gennaio questo varia a 5,608%. Per arrivare a 1000 euro il montante contributivo dopo la rivalutazione, deve essere di circa 227 mila euro per il 2024. Quindi, si riceverebbe una pensione di 12.991 euro annui. Mentre per il 2025 231 mila euro si percepisce 12.730 euro annui, una somma inferiore che potrebbe sembrar poco, ma che fa la differenza.