Discrepanze del sistema che fanno entrare in crisi i pensionati, perché nonostante siano state confermate le pensioni minime a 1000 euro, ci sono degli aspetti che non parlano di “vantaggi”.
Ricredersi sul sistema previdenziale italiano è molto difficile, specie se dietro quella che sembra una novità incredibilmente soddisfacente, si nasconde tutt’altro. Attenzione, non è solo fonte di negatività, è un 50 e 50. Bisogna a tal proposito analizzare a fondo la questione per capire davvero a chi conviene e a chi no. Chi sono i destinatari dell’aumento nel 2025?
Si parla addirittura di un pericoloso buco nell’acqua, ma bisogna prima trarne il punto della situazione. Perché la pensione nel 2025 non è un miraggio, la si può conquistare solo e soltanto consolidando una strada precisa. Come se non bastasse gli interrogativi continuano, perché si tratta di capire se quanto percepito basterà per sopravvivere. Da qui, viene anche la questione dei contributi da versare. Insomma, sono molteplici le domande, ma sapere che ci sono delle garanzie allieta non poco.
Quindi, nel 2025 le pensioni minime arrivano a 1000 euro, ma non per tutti. I destinatari però non possono che cogliere al volo questa opportunità. Specie se nel mondo del lavoro di oggi c’è incetta di contratti brevi, precarietà e partite IVA a gogo.
Se le pensioni minime ammontano a 1000 euro, bisogna… vederci chiaro!
Da come si evince dalla suddetta analisi, non è solo una questione di stipendio, ma di sistema previdenziale che ha a che fare con i contributi di ciascuno. Subentra anche l’analisi di netto al lordo, perché a partire dal 1996 tutto è cambiato. Da questa data in poi i contributi vengono calcolati in relazione ad una tassa di capitalizzazione, ma è dal passaggio successivo che ci sono ulteriori complicazioni.
Perché a partire dal 2025 si affronta una vera e propria modifica dei coefficienti di trasformazione. Al loro variare ci sono non poche conseguenze alle quali far riferimento. Quindi, analizzare un caso concreto potrebbe aiutare non poco a far fronte alla questione. Infatti, per ricevere circa 1000 euro netti al mese nel 2024 e si hanno circa 40 anni di contributi, si possono ottenere circa 25 mila euro l’anno. Ma se si è lavorato meno, la cifre nella media, aumenta.
Così, si evidenziano i vantaggi del sistema misto, una sorta di “salvagente” per chi ha lavorato precedentemente alla data sopracitata, il 1996. Il sistema in questione mette insieme il calcolo retributivo dato dagli stipendi degli ultimi anni, unito a quello contributivo. In sostanza, è un aiuto in più se si è iniziato a lavorare prima.
Ad esempio, se si è maturati circa 10 anni di contributi con il sistema retributivo ed uno stipendio di 30 mila euro nella media, solo una parte di ciò garantirebbe 6 mila euro annui di pensione. Tutto quel che rimane proverrebbe da contributi versati dopo il 1996 con il sistema contributivo. È un mix da non sottovalutare, perché permetterebbe davvero di avvicinarsi a mille euro al mese! Requisito ultimo? Aver avuto fortuna nella vita, iniziando a lavorare in maniera stabile già dagli inizi.