Nonostante la lunga retorica sulla decarbonizzazione il processo velocizzato dalle politiche nazionali in Ue e Stati Uniti sembra non poter tenere testa all’industria delle rinnovabili cinesi.
La Cina ha scommesso molto su questo settore, c’è in gioco la sua credibilità morale oltre che un innegabile vantaggio economico per il futuro. Il solare e l’eolico possono trasformare il futuro dell’energia nonché la sicurezza su questo fronte dei paesi industrializzati.
Mentre la produzione statunitense di celle solari rappresenta appena l’1% della quota globale, nel 2019, la Cina ha prodotto il 78% delle celle solari del mondo. La Cina ha materialmente raggiunto la posizione predominante nel settore. Il governo centrale ha guidato una massiccia spinta per raggiungere il duplice obiettivo della sicurezza energetica e della decarbonizzazione del Paese; ora chi vuole la tecnologia per costruire pannelli solari ed eolici deve rivolgersi a Pechino o Taiwan. Non a caso l’isola risulta più che mai contesa all’interno dell’orbita geopolitica e strategica della Cina.
Non sarà facile né economico raggiungere la Cina e competere nel mercato globale delle energie rinnovabili; tuttavia, non è impossibile recuperare terreno in questi anni. In Cina il pessimismo sul futuro economico incomincia a entrare anche negli indici ufficiali. Il PMI manifatturiero è sceso inaspettatamente passando da 50,1 a 49,2 contro l’aspettativa del mercato di 50,0. Un valore sopra 50 indica espansione dell’attività economica, diversamente una contrazione.
Una situazione che riflette sia i problemi economici interni, legati alla crisi del settore immobiliare, sia alla politica Covid zero che ha messo in lockdown nuovamente oltre 200 milioni di cinesi. Questo è in grado sicuramente di rallentare i progetti di ammodernamento di cui fanno parte le politiche industriali a sostegno della decarbonizzazione.
L’Europa sta attualmente stabilendo nuovi record nella produzione di energia solare, può fare a meno dei componenti cinesi a basso costo? Sembra che per il prossimo futuro la risposta sia positiva; l’Ue investirà entro i prossimi otto anni fino a 43 miliardi di euro. L’Unione punta a cambiare il paradigma industriale, favorendo la ricerca e l’innovazione nel settore dei semiconduttori e diventando più indipendente sulla catena di approvvigionamento.
Il Chips Act europeo cambierà le regole del gioco. La svolta sui semiconduttori è importante per superare la dipendenza da Cina e Taiwan; il fine è raggiungere una quota del mercato globale, passando dal 9 al 20% entro il 2030. L’Ue come la Cina ha il coraggio politico, gli incentivi economici e la capacità industriale per primeggiare nel settore.
Secondo i dati di Bloomberg di un recente rapporto si calcola che all’Europa costerà 149 miliardi di dollari produrre un numero di pannelli solari, batterie ed elettrolizzatori sufficiente a soddisfare la domanda interna entro il 2030.
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